Questo è il primo romanzo che ho letto di Baldini, e mi è rimasto particolarmente impresso per lo stato d'animo che riesce ad infondere nel lettore. Una lettura breve ma talmente coinvolgente da fare davvero paura. Tanto!
La storia di quattro ragazzi reduci dalla Prima Guerra Mondiale, che per riuscire a ritrovare una dimensione sociale, riformano il loro "gruppo" lo stesso che al fronte li ha resi testimoni degli orrori della guerra, decidendo di fare i carbonai trasferendosi in un bosco. Luogo, nel quale troveranno ben altro rispetto alla placida normalità fatta di lavoro che si aspettavano...
Un intreccio che ha il solo obiettivo di mettere in luce la fragilità umana di fronte all'incubo onirico della morte. La paura sconvolgente che incolla il lettore alle pagine parte proprio da qui... dal terrore che è tornato dal fronte con i protagonisti. Non ci sono vampiri, zombie, o altre figure immaginarie che hanno da sempre personificato il terrore. Qui i "cattivi" sono il freddo, il buio, l'odore di corpi decomposti, il vento gelido, i rumori della notte... e poi lui... il lupo. Quello che da piccoli era il principale protagonista negativo delle fiabe ritorna proponendo una figura talmente terribile da superare la superficiale impressione di una banalità.
Tutta la narrazione si svolge all'interno di un bosco, che assume sempre più i connotati di una prigione, dall'aspetto sempre più claustrofobico e terribile.
Con lo scorrere della narrazione il ritmo diventa sempre più acceso, accrescendo nel lettore un senso di angoscia e di impotenza di fronte all'orrore sconosciuto, ma percepito soltanto per indizi... come un fantasma che si aggira in un vecchio castello.
Spettacolare e al tempo stesso terrificante la conclusione, dove il vero protagonista della narrazione getta la maschera scoprendo tutta la sua orribile natura: la guerra non lascia mai dei vincitori, ma solo dei reduci.
Se fosse una canzone la gelida e inquietante "Korn" dei Forseti.
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