mercoledì 26 ottobre 2011

Cold Spring Harbor – Richard Yates

Yates, quello che definisco un altro mostro sacro della letteratura americana. Con questo romanzo, uno dei più famosi, ma da molti ritenuto il migliore, propone un ritratto dell’America di provincia durante i difficili e convulsi anni della Seconda Guerra Mondiale, raccontando le vicende di due famiglie che si incontrano e si accavallano secondo i destini, comunque già scritti, dei rispettivi protagonisti.
E’ la storia di Evan Shepard, giovane ribelle e inquieto, che conosce per caso Rachel Drake, ragazza umile e sola, illudendo e prospettando una vita che egli non avrà mai, continuamente condizionato dai suoi errori e vittima di equilibri familiari comunque compromessi. Il legame sentimentale dei due giovani è l’occasione per presentare al lettore due drammi familiari, quello dei Shepard e quello dei Drake, completamente diversi, ma comunque segnati dalla disillusione di sogni mai realizzati, in una dimensione in cui il sogno stesso è una semplice vita normale, e non come sempre accade solo una gelida apparenza.
Il significato è molto profondo e si concentra tutto sul disequilibro tra apparenza serena e realtà sofferta e difficile.
Il ritmo della narrazione è volutamente lento, e offre in questo modo una percezione maggiore dei comportamenti e del carattere dei personaggi, trasmettendo un senso di continuità scenica quasi teatrale che non annoia mai il lettore.
Mi è piaciuto molto, ma ne consiglio la lettura solo agli amanti del genere, perché un significato così profondo può essere colto soltanto con una lettura attenta e dedicata: non è un romanzo da ombrellone.
Se fosse una canzone “That’s life” di Frank Sinatra.

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