Questo romanzo è considerato uno dei grandi classici delle letteratura mondiale e universalmente accettato come una delle più tradizionali letture scolastiche da proporre agli adolescenti. Non so per quale disegno del destino io sia rimasto escluso da questa “tradizione”, ma ora dopo averlo letto a abbondantemente nei “trena” non posso che esserne contento, in quanto ritengo sia una lettura talmente ricca di suggerimenti e inviti a riflessioni molto profonde, che a sedici anni avrei finito per banalizzarla come un breve racconto di avventura.
Il romanzo è la storia, ambientata nella Cuba degli anni ’30, di Santiago, un anziano pescatore ottantenne, che per giorni e giorni esce a pesca con un ragazzino, al quale dopo numerose giornate di totale assenza di pescato, viene vietato dai genitori di continuare ad uscire con l’anziano amico. Santiago però non demorde, convinto della sua natura di pescatore anche quando il Destino vuole che il mare sia avaro di soddisfazioni, e l’età comincia a far pesare tanti anni di vita dura. Per chissà quale scherzo del destino però, un grosso pesce spada abbocca costringendo il protagonista a mille tribolazioni prima di riuscire ad uccidere l’animale e ad issarlo ad una fiancata della piccola imbarcazione: il pesce è troppo grosso perché Santiago possa caricarlo a bordo da solo, rimpiangendo continuamente l’assenza del suo giovane amico. Purtroppo la soddisfazione del trionfo dura molto poco, in quanto tre giorni in mare hanno allontanato il pescatore dalla costa e durante il rientro la presenza del grosso pesce viene notata da numerosi squali, che in più riprese attaccano l’animale, nonostante la lotta disperata del protagonista che armato di coraggio, caparbietà e determinazione cerca di respingere i predatori utilizzando le poche risorse a sua disposizione.
Il romanzo è la storia di un trionfo che pesa molto più di una sconfitta, in quanto una volta rientrato a terra dell’enorme pesce saranno rimaste soltanto la testa e lo scheletro: i magri avanzi dei famelici predatori. A Santiago resteranno le congratulazioni e lo stupore di tanti pescatori, ma anche la soddisfazione di non aver mai perduto l’ammirazione e la stima del suo giovane amico.
Ritengo si tratti di una lettura veramente importante, perché forse è proprio il mistero della vita, l’abilità di riuscire a non rassegnarsi di fronte ad una sconfitta, cercando sempre di gioire della propria determinazione senza arrendersi mai alle avversità e sforzandosi di trovare sempre una soddisfazione anche quando la Vita sembra non essere d’accordo.
La narrazione è molto veloce, anche se un’enorme dovizia di particolari, che sottolineano la grande passione di Hemingway per la pesca, posso rendere la lettura un po’ difficile per coloro che hanno poca dimestichezza con terminologie così approfondite.
Lo consiglio veramente a tutti, ammesso che esista ancora qualcuno che come me sia riuscito ad arrivare all’età adulta senza averlo letto prima. In particolare posso consigliare l’edizione della Oscar Mondatori, in quanto vi è una splendida postfazione di Fernanda Pivano, che arricchisce la lettura con la propria esperienza fatta a Cuba, incontrando proprio l’autore nei luoghi che hanno ispirato il romanzo.
Se fosse una canzone, “Who wants to live for ever” dei Queen.
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