giovedì 13 gennaio 2011

Vento di prua - Sorrentino Amedeo

Io adoro i romanzi di viaggio… e con questa recensione penso di darne una ulteriore conferma.
Questa volta si tratta di un viaggio un po’ particolare, raccontato in un romanzo che è anche un po’ l’autobiografia di un uomo, che ha trascorso la propria vita intorno a imprese fantasiose riuscendo spesso a godere di trionfi, ma anche di qualche sconfitta.
Il romanzo è la storia della Global Challenge vista dagli occhi di Amedeo Sorrentino, che come skipper di Vaio (barca a vela da regata lunga 23 metri), ha guidato il proprio equipaggio in quella che potrebbe essere considerata la regata più impegnativa del mondo: la circumnavigazione del globo da est verso ovest, in senso opposto alle principali correnti marine e soprattutto ai venti. Un’esperienza unica, eroica, che trasforma una barca a vela in un micromondo, riuscendo sottolineare quanto sia piccolo l’uomo di fronte alla forza e alla maestosità della natura.
La narrazione sottolinea difficoltà tecniche, atmosferiche e soprattutto il rapporto spesso difficile tra i componenti di un equipaggio che deve condividere spazi ristretti per molto tempo. Il tutto raccontato da un uomo che nella propria vita è stato un manager di artisti musicali, direttore di importanti kermesse artistiche, ma soprattutto un profondo amante del mare: amore per il quale rinuncia a tutto, anche la nascita del primo figlio, per lanciarsi in questa impresa.
In particolare mi ha colpito molto una riflessione fatta dall’autore sulla capacità e sulla propensione a staccarsi dalla vita monotona di tutti i giorni:
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Parlando con il mio equipaggio, capisco e confermo la mia teoria secondo la quale  le persone si dividono in due specie distinte: i nomadi e gli stanziali.
I primi si sentono a loro agio solo quando si mettono in moto verso una destinazione diversa, una situazione nuova, diventano attivi, propositivi, allegri, parlano con gli altri trasformandosi in creature socievoli e gioviali.
Gli stanziali, invece, danno il proprio meglio nello stesso luogo, geografico e mentale, la loro sicurezza aumenta di pari passo con le routine giornaliere e sono capaci di ravvivare la più ordinaria delle condizioni con mille colori, infinite sfumature che i nomadi non colgono.

Il romanzo è scritto molto bene, veloce, avvincente, in grado di tenere incollato alle proprie pagine anche chi non può definirsi un profondo amante delle regate. L’unica nota negativa potrebbe essere l’abbondante presenza di terminologia specifica della navigazione a vela, senza purtroppo le indispensabili note: una difficoltà che può tranquillamente essere superata con un buon dizionario a portata di mano. Lo consiglio davvero a tutti!!
Se fosse una canzone “The wake of Magellan” dei Savatage.

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