Questo è il secondo romanzo di Brizzi che ho letto, e devo ammettere si sia trattato di una grande delusione. Mi aspettavo l’entusiasmo e la vitalità di “Nessuno lo saprà”, invece mi sono scontrato con questo delirante tentativo di ritratto sociale.
Il romanzo infatti, raccontando la storia di tre adolescenti francesi nella Nizza degli anni ’80, che vivono/sopravvivono in una dimensione quasi animalesca, fatta solo di istinti e di violenza, traccia i connotati di una generazione senza valori, una specie di regressione animale dell'uomo, senza offrire alcuno spunto di riflessione se non l’amara di tristezza della constatazione dei fatti.
La proposta non è altro che una carrellata di episodi dove prevalgono il non-sense, la volgarità e… protagonista assoluta la violenza. Il tutto condito da quello che può essere considerato a tutti gli effetti uno dei protagonisti della storia: la droga.
Penso si tratti semplicemente di una trasposizione letteraria del celebre film Trainspotting, ma esattamente come il film assolutamente inutile. Un esercizio di stile (??) che Brizzi avrebbe tranquillamente potuto evitare.
Terribile e disgustosa la scena dello stupro ai danni di una coetanea dei protagonisti.
Per quanto mi riguarda non esistono buoni motivi per leggerlo: la narrazione è estremamente ripetitiva, e nonostante gli argomenti, risulta dopo poche pagine di lettura, noiosa e priva di continuità logica.
Se fosse una canzone, “Applausi per fibra”, anche se in realtà non c’è proprio nulla da applaudire!!!
l'ho letto appena uscì, erano gli anni '90, questa roba tirava... a ripensarci più di dieci anni dopo rabbrividisco.
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