Adoro Steinbeck! E con questo suo romanzo, molto meno famoso degli altri, non posso che confermare questa mia certezza!! Anche in quest’occasione l’autore propone con ironia situazioni umane dolorose, nascoste come spesso accade, da apparenze brillanti, ma sempre profonde e indimenticabili per l’incisività con cui il lettore ne rimane coinvolto.
La storia di un gruppo di persone, tutte molto diverse fra loro, che si trova in una località della California degli anni successivi alla Grande Depressione, in attesa di prendere l'unico autobus.
L'attesa diventa una scintilla in grado di accendere ed evidenziare le realtà individuali più intime, facendo non solo incontrare le persone, ma in un contesto paradossalmente claustrofobico anche scontrare.
Finalmente il viaggio riesce ad iniziare, ma questa volta a riproporre "l'attesa" è un violento nubifragio che costringe l'autista ad una deviazione non prevista su una vecchia pista sterrata nella prateria.
L'attesa diventa una scintilla in grado di accendere ed evidenziare le realtà individuali più intime, facendo non solo incontrare le persone, ma in un contesto paradossalmente claustrofobico anche scontrare.
Finalmente il viaggio riesce ad iniziare, ma questa volta a riproporre "l'attesa" è un violento nubifragio che costringe l'autista ad una deviazione non prevista su una vecchia pista sterrata nella prateria.
I personaggi sono fantastici, e lo stile di Steinbeck nel proporre il carattere e la personalità di ognuno è davvero fenomenale. Meraviglioso il personaggio dell'autista, e della prostituta... ma addirittura eccezionale quello del giovane meccanico Kit/Fignolo.
La narrazione, nonostante sia molto lenta per via della storia, non riesce mai ad annoiare. Le vicende umane narrate con incalzante ironia riescono sempre a tenere incollato il lettore alle pagine di questo romanzo, che scorrono velocissime, nonostante il pullman sia praticamente sempre fermo!!!
Bellissimo, anche se lo consiglio soprattutto a chi ha già letto altre opere di Steinbeck, forse per essere in grado di apprezzarne ancora di più il valore.
Se fosse una canzone, “Save the last dance for me” cantata da Micheal Bublè.
Nessun commento:
Posta un commento