Chi non ha mai letto un romanzo di Stephen King, restandone colpito e allo stesso tempo affascinato?
Buick 8 penso sia uno dei più particolari, in quanto fuori dai soliti schemi dove la narrazione comincia e finisce attorno a episodi chiari o comunque motivati e spiegati durante la narrazione.
E’ la storia (fantastica) di un comando di polizia dell’anonima provincia rurale della Pennsylvania, dove per un episodio banale, ma comunque strano, gli agenti sono costretti a sequestrare quella che solo all’apparenza è una Buick Roadmaster del 1954.
Il romanzo è questo. La narrazione di una ventina di anni di storia del commissariato, dalla morte di un sergente fino all’ingresso in ruolo come agente del figlio. La macchina è solo uno dei personaggi, infatti il centro della storia è proprio la vita quotidiana, animata in modo spesso agghiacciante dalla presenza di questa vettura, che seppur confinata per tutti questi anni in un garage, non riesce assolutamente a non far parlare di sè, ne a lasciare tranquilli i suoi sfortunati custodi.
La narrazione è un alternarsi di presente e passato, dove si uniscono episodi importanti ormai trascorsi e momenti attuali, ma dove sempre e comunque la Buick impone all’attenzione dei protagonisti la propria scomoda presenza… dove non ci sono cattivi, dove tutti sono inconfondibilmente vittime: anche la macchina stessa!
Magistrale la narrazione, soprattutto per la forte verosimiglianza con un ambiente di polizia, che solo chi ha vissuto riesce davvero a comprendere. Consiglio questo romanzo a tutti: pur trattandosi di un opera particolare rispetto a tante altre di questo autore è comunque facile e divertente, offrendo al lettore l'occasione per distrarsi con una lettura incalzante che regala la sensazione di partecipare alla storia, lasciando un leggero senso di dispiacere quando si arriva al termine.
Se fosse una canzone “What a man’s got to do” di Brenn Hill.
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