A dispetto del titolo, quest’opera è la cronaca di una vera e propria impresa: un’escursione a piedi lungo l’Appalachian Trail, un sentiero che percorre gli Stai Uniti da Nord a Sud passando attraverso quattordici stati, e scenari spesso molto diversi tra loro, per una lunghezza di tremilaquattorcento chilometri. Il romanzo è scritto secondo i classici connotati di un romanzo di viaggio, ma non si ha mai l’idea di leggere una guida turistica.
E’ la storia, autobiografica, dell’impresa che l’autore compie con un amico, cimentatosi in quest’avventura a piedi e con lo zaino in spalla senza la benché minima preparazione. Le difficoltà incontrate spaziano dal clima, alle insidie della foresta, sottolineando la grandezza della natura e l’immenso rispetto che l’uomo deve sempre concederle. La narrazione è molto divertente, ironica, e anche molto riflessiva, in grado di sottolineare in modo molto sottile quelli che possono essere rischi enormi da mettere, in grado di mettere a repentaglio la vita stessa.
E’ la storia, autobiografica, dell’impresa che l’autore compie con un amico, cimentatosi in quest’avventura a piedi e con lo zaino in spalla senza la benché minima preparazione. Le difficoltà incontrate spaziano dal clima, alle insidie della foresta, sottolineando la grandezza della natura e l’immenso rispetto che l’uomo deve sempre concederle. La narrazione è molto divertente, ironica, e anche molto riflessiva, in grado di sottolineare in modo molto sottile quelli che possono essere rischi enormi da mettere, in grado di mettere a repentaglio la vita stessa.
Quello che colpisce davvero è l’entusiasmo di Bryson, che attraverso la sua narrazione scanzonata e amichevole riesce a trasmettere al lettore, evocando un’immensa voglia di buttarsi uno zaino in spalla e partire, assaporando in questo modo un contatto con la natura troppo spesso compromesso dalle comodità del turismo contemporaneo.
La narrazione è velocissima e scorrevole, allietata continuamente dalla pungente ironia dell’autore e del suo irresistibile compagno Katz.
Mi è piaciuto molto, anche se devo ammettere che durante la narrazione venga evidenziato troppo poco l’aspetto della stanchezza fisica, banalizzando, quasi, quella che è a tutti gli effetti un’impresa riservata a persone dotate di un certo allenamento e una discreta predisposizione alla fatica.
Lo consiglio a tutti, ma attenzione a non farsi rapire dall’entusiasmo perché il rischio di prendere l’indispensabile e partire è davvero concreto!!!
Se fosse una canzone, “Pretty fly (for a white guy)”, degli Offspring.
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