“L’alchimista” è un romanzo campione di incassi, più di un milione di copie vendute, e un sacco di citazioni più o meno autorevoli. Sono sempre scettico sulle letture di massa, sulla critica fatta con il registratore di cassa, ma questa volta sono costretto a ricredermi.
Paulo Coelho, approfittando di una storia semplice e comune (la vita di un “pastorello”), propone una narrazione ricca di episodi e riflessioni che costringono il lettore ad immedesimarsi nel protagonista, trasformando ogni avvenimento in una metafora sulla propria vita: uno specchio di lettura dove ognuno di noi può riconoscersi, protagonista di se stesso, vero attore della propria vita.
Il romanzo racconta la storia di Santiago, un giovane pastore spagnolo che per inseguire un sogno lascia il suo gregge e si avventura in un viaggio che lo porterà fino alle Piramidi, ma che condurrà la sua anima e la conoscenza di se stesso molto più lontano.
La narrazione è molto veloce e scorrevole, e spesso gli episodi narrati sono quasi surreali per esprimere in modo più efficace le riflessioni dell’autore intorno ad argomenti come la speranza e la sicurezza in se stessi. Vietato aspettarsi i tratti di un romanzo di avventura, quanto piuttosto lasciarsi trasportare dalle parole. Alla fine è come se tutto fosse già scritto dentro di noi, e la lettura può solo aiutare a estrarre quanto di più bello ognuno di noi nasconde del proprio animo. Un estremo invito rivolto a tutti perché non ci si rassegni mai a smettere di inseguire i propri sogni, un incoraggiamento profondo e positivo, quasi incosciente ed adolescenziale, ma sicuramente stupendo.
E’ il primo romanzo che leggo di questo autore, e soprattutto il primo che tratta in modo così concreto argomenti tanto astratti e nascosti in ognuno di noi.
Se fosse una canzone, “Peacefull easy feeling” degli Eagles.
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