martedì 10 maggio 2011

Nelle terre estreme - John Krakauer

La magistrale ricostruzione degli ultimi due anni di vita di Chris McCandless: un giovane sognatore, infinitamente perso nei suoi ideali di contatto con la natura, tanto da perdersi letteralmente nella disperata ricerca di se stesso.
Impressionante il contatto che l’autore trova con il protagonista, e che in modo quasi casuale anima una ricerca frenetica e minuziosa di una serie di particolari e racconti che permettono la creazione di quest’opera, regalando al lettore quanti più elementi possibile per far rivivere a chiunque quel senso di agitazione provato nell’apprendere questo fatto di cronaca.
La storia vera di un giovane che appena laureato abbandona tutti i suoi averi e i rapporti con il mondo conosciuto fino ad allora, per avventurarsi in un viaggio alla disperata ricerca di un senso di equilibrio attraverso letture (Jack London, Henry D. Thoureau) e viaggi che esaltino il contatto con la natura, fino a culminare nell’avventura che gli avrebbe tolto la vita: l’Alaska, vissuta da vicino, in modo selvaggio, e totale.
Chris McCandless
Chris McCandless, o Alex Supertramp come amava farsi chiamare, si avventura a piedi attraverso lo Stampede Trail, un vecchio sentiero che si perde nella foresta del centro Alaska, attraversando il fiume Teklanika e inoltrandosi in una zona completamente isolata: qui troverà ricovero in un vecchio autobus di Fairbanks, abbandonato decenni prima dalla società che avrebbe dovuto realizzare una strada, poi mai completata. Il vecchio autobus diventerà la sua casa e la sua tomba, obbligato alla permanenza dal disgelo che ingrossa il Teklanika rendendo impossibile ogni tentativo di guado.
La bellissima ricostruzione permette al lettore di avvicinarsi al protagonista superando quei giudizi fatti dei soliti luoghi comuni, che lo hanno dipinto come un pazzo squilibrato. Si percepisce concretamente il disagio di un’esistenza segnata da una grande delusione sentimentale in seno alla sua famiglia, e la disperata ricerca di certezze così forti in grado da costituire le basi dell’esistenza.
Bus 142 - Stampede Trail
Chris alla fine vince la sua guerra, scopre quei limiti e quelle soddisfazioni alla base della sua ricerca, impattando dolorosamente contro alcuni errori di valutazione e alcune negligenze, che purtroppo gli sono costate la vita.
Durante la lettura si ha l’impressione di condividere le emozioni provate dal protagonista, forse per l’epilogo noto fin dall’inizio, e trovando un senso di nostalgia e dispiacere per la morte di un ragazzo che alla fine cercava soltanto quella pace interiore che la vita non era riuscita a dargli, preferendo intraprendere un cammino con un obiettivo preciso piuttosto che, come troppi coetanei, soccombere nell’oblio della droga o dell’alcool.
Lo consiglio a tutti quelli che hanno un forte legame con la natura e un animo riflessivo capace di leggere oltre le apparenze. Da questo romanzo è stato anche tratto un film realizzato da Sean Penn.
Se fosse una canzone, “Knocking on heaven’s door” di Bob Dylan

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