“Come una bestia feroce” è il primo, il più duro, il più vero, ma soprattutto il più indimenticabile dei romanzi di Edward Bunker, maestro della letteratura noir-criminale.
La storia di un delinquente di strada che dopo aver provato una collocazione normale all'interno della società, irresistibilmente ritorna al mondo criminale, in un crescendo di violenza e cattiveria, ma anche di riflessioni, spesso molto profonde. Il romanzo non è solo una "fuga", ma soprattutto principalmente un "inseguimento", operato dal protagonista nei confronti di una tranquillità che la vita normale non è stata in grado di dargli, e che inevitabilmente l'illegalità assorbirà, regalando delusioni e sconfitte ben peggiori. Magistrale e indimenticabile la conclusione!
La storia di un delinquente di strada che dopo aver provato una collocazione normale all'interno della società, irresistibilmente ritorna al mondo criminale, in un crescendo di violenza e cattiveria, ma anche di riflessioni, spesso molto profonde. Il romanzo non è solo una "fuga", ma soprattutto principalmente un "inseguimento", operato dal protagonista nei confronti di una tranquillità che la vita normale non è stata in grado di dargli, e che inevitabilmente l'illegalità assorbirà, regalando delusioni e sconfitte ben peggiori. Magistrale e indimenticabile la conclusione!
L'incisività della storia è certamente frutto dell'esperienza diretta dell'autore, che in periodi diversi ha comunque trascorso diciotto anni dietro le sbarre, passando da un penitenziario all'altro... tra cui anche quello di Folsom... uno dei peggiori degli Stati Uniti.
Il romanzo viene scritto tra la fine degli anni sessanta e l'inizio dei settanta, mentre nel penitenziario nel quale si trova l’autore, esplodono i conflitti razziali, e la scrittura costituisce la chiave della libertà: il vero lasciapassare per una dimensione mentale dove il rispetto del prossimo e delle regole prevalgono sull'istinto animale di un essere umano, ma anche una spietata riflessione sulla realtà.
Il romanzo viene scritto tra la fine degli anni sessanta e l'inizio dei settanta, mentre nel penitenziario nel quale si trova l’autore, esplodono i conflitti razziali, e la scrittura costituisce la chiave della libertà: il vero lasciapassare per una dimensione mentale dove il rispetto del prossimo e delle regole prevalgono sull'istinto animale di un essere umano, ma anche una spietata riflessione sulla realtà.
Veramente molto bello, a tratti decisamente impressionante per le situazioni narrate, ma sicuramente mai noioso e ripetitivo. Lascia il segno... lo consiglio davvero a tutti.
Se fosse una canzone “Hey Joe” di Jimmy Hendrix.