Il taglio giornalistico di questo romanzo, sottolinea in pieno l’esperienza vissuta dall’autore alla fine degli anni ’60: la conoscenza diretta, e la possibilità/privilegio di frequentare da vicino il più famoso e discusso Motorcycles Club del mondo, gli Hell’s Angels appunto.
Gli Hell’s Angels erano ormai una realtà già da alcuni anni, e in California guadagnavano sempre più spazio sui giornali: inizialmente per fatti di cronaca nera e poi sempre più frequentemente per alimentare un’immagine che la società perbenista aveva loro cucito addosso, quella dei motociclisti brutti sporchi e cattivi.
L’autore propone così la propria esperienza di frequentazione del club, offrendo dettagli di cronaca, interpretazioni personali, e interviste, che insieme possono far riflettere il lettore sulla realtà di quella cultura. L’impressione diretta è proprio che l’autore abbia redatto il suo romanzo sulla base di elementi vissuti, ma molto spesso non profondamente compresi, lasciando intendere in maniera evidente di essere stato in compagnia degli Angeli per un periodo, ma di non averne mia condiviso gli ideali che animano tanta fratellanza, banalizzando molte situazioni, ma offrendo comunque al lettore l’opportunità di farsi una propria idea.
|
Hunter S. Thompson |
Nel romanzo si parla di fatti di cronaca in cui erano coinvolti gli Angeli, e che in quegli anni fecero molto scalpore come lo stupro di Monterey, dove vennero arrestati quattro membri con l’accusa di aver violentato due ragazzine. I racconti dei diretti interessati, e tutto l’ambiente che li circondava propone però un’evidenza dei fatti ben diversa, nella quale per essere colpevole era sufficiente appartenere ad una sottocultura bollata come “cattiva” e la dichiarazione strumentalizzata di un paio di adolescenti pentite di essersi lasciate andare a comportamenti che la loro società rifiutava.
Molto suggestivo inoltre, il racconto del motoraduno di Bass Lake, annunciato dai media come una catastrofe che si sarebbe abbattuta sulla tranquilla località lacustre, e che alla fine ha dimostrato la maturità dei biker la cui unica finalità era solo quella di divertirsi per conto proprio e l’abilità dello sceriffo locale Tiny Baxter che con sapiente professionalità ha protetto l’evento dai soliti provocatori che avrebbero voluto a tutti costi dei disordini.
|
Da sninistra: Tiny Walters, Skip Workman, Ron Jacobson, Sonny Barger, Tom Thomas |
In quegli anni gli Hell’s Angels raggiunsero la loro massima popolarità, diventando spesso delle vere e proprio star oggetto di interviste e servizi, ma soprattutto icone della loro cultura che tutt’oggi li riconosce come massima espressione del fenomeno. In questo contesto l’autore propone contatti unici con personaggi ormai leggendari quali Charlie Magoo, Skip Workman, Tiny Walters, Terry the Tramp, Mother Miles e non ultimo il grandissimo Sonny Barger.
Ritengo che questo romanzo sia una lettura indispensabile per conoscere un’interpretazione di questa cultura senza che possa essere definita di parte, lasciando ad ognuno gli elementi per comprendere con la propria testa fatti e argomenti che troppo spesso vengono offerti già “impacchettati” dai media. La narrazione è spesso lenta, ma non è mai noiosa o ripetitiva.
Alcune citazioni che ritengo particolarmente incisive:
Eppure hanno una regola empirica semplicissima: qualunque sia la discussione un Angel ha sempre ragione. Trovarsi in disaccordo con un Angels significa avere torto e persistere nel voler essere nel torto costituisce un’aperta sfida.
Sonny Barger, un uomo non certo incline ai sentimentalismi, ha definito in una circostanza la parola “amore” come “Il sentimento che provi quando qualcosa ti piace come la tua moto. Sì, mi sa che è proprio quello l’amore”
Quando ci comportiamo bene nessuno ricorda, quando ci comportiamo male nessuno dimentica.
Ci sono due tipi di persone al mondo: gli Angels e quelli che vorrebbero esserlo. (Charlie Magoo, full member)