Questo saggio ripropone uno degli episodi più controversi e
famosi della storia dell’alpinismo mondiale: la conquista del tetto del mondo;
il titolo e la copertina sono sufficienti per non lasciare spazio ad
interpretazioni. La storia è quella della celebre ascensione del 1924, la terza ad opera della stessa compagnia che
nel giugno di quell’anno tenta l’estrema impresa. L’epilogo è ormai famoso: i
due alpinisti che avrebbero dovuto raggiungere la cima non rientreranno mai al
campo VII, lasciando senza risposta il quesito se siano morti salendo oppure
durante la discesa e quindi dopo aver conquistato, per primi (!), il tetto del
mondo.
Il libro è fatto molto bene, e dopo una presentazione
iniziale della zona vengono illustrate le prime spedizioni di avvicinamento,
offrendo al lettore la consapevolezza di quanto fosse difficile e ostile quel
territorio affrontato con le tecnologie di quasi un secolo fa. Le spiegazioni
sono molto chiare e nello stesso tempo approfondite, con il risultato di
offrire uno scenario ancora più drammatico di quanto ci si possa aspettare.
Vengono poi presentati tutti i protagonisti delle tre spedizioni inglesi,
riconoscendo da subito in Mallory un avventuriero scatenato, bizzarro, ma anche
maldestro e spesso sprovveduto, dotato di grande coraggio e forza fisica.
L’epilogo è offerto con i resoconti di spedizioni successive
nelle quali verranno rinvenuti attrezzi usati dai due alpinisti scomparsi, purtroppo
insufficienti a ricostruire con esattezza quella tragica giornata.
Nella seconda parte viene illustrata la spedizione del 1999,
alla quale partecipa anche l’autore, finalizzata alla ricerca di un corpo
avvistato da una spedizione cinese del 1975. Il corpo viene ritrovato, e
dall’esame dei resti si scoprirà trattarsi proprio di Mallory.
Vengono poi offerte molte ricostruzioni possibili circa la
fine dei due alpinisti, ma nessuna assolutamente certa:il mistero rimane e ad
oggi i primi conquistatori dell’Everest rimangono Edmund Hillary e Tenzing
Norgay… impresa di ventinove anni dopo!
Ripropongo due passi molto belli:
Le prime impressioni che ebbe John Noel nel 1913 sono ancora
attuali: “Questo paese tremendo, che gli abitanti reputano il più bello del mondo,
esercita un fascino indimenticabile. La vita in Tibet è dura come in nessun
altro luogo, ma il viaggiatore desidera sempre ritornare alla selvaggia
grandezza della montagna e della vastità della pianura rocciosa”.
Un giornalista chiese a Mallory perché desiderasse tanto
scalare l’Everest, ottenendo la famosa risposta: <<Perché c’è!>>.
Questo libro mi è piaciuto tantissimo, la lettura è sempre
avvincente, ricca di particolari e le tante fotografie presenti regalano al
lettore un’interpretazione molto più reale di quella che la fantasia di chi non
conosce i luoghi potrebbe costruire. Inoltre al fondo del libro è presente una
ricchissima raccolta di note bibliografiche, fonte preziosa per chi volesse
approfondire gli argomenti trattati.
Se fosse una canzone, la stupenda “Nothing else matters” dei
Metallica.