Non amo proporre letture che trattano di politica
esattamente come non amo molto leggerle perché ho sempre l’impressione che
vogliano in qualche modo scardinare le mie convinzioni, che giuste o sbagliate
che siano sono alla fine quello che voglio rimangano: le mie convinzioni
appunto!
Questo saggio è diverso. L’ho letto dopo averne visto la
presentazione direttamente dagli autori, e incuriosito ho approfondito con la
lettura.
A differenza di tanto giornalismo schierato, la proposta si
prefigge come obiettivo quello di documentare più che convincere, offrendo al
lettore una serie di confronti con la storia, dalla quale emerge un ritratto
ben diverso dal politicamente corretto e moralmente giusto che la sinistra è
riuscita a cucirsi addosso negli anni.
Non voglio insistere oltre, ma ritengo che questo libro
contenga un sacco di particolari che sia doveroso conoscere, o che quantomeno
la decisione di ignorare sia fatta con la consapevolezza che la storia è
diversa da quella che chi oggi controlla i media (oppure credete davvero che la
stampa sia libera e imparziale??) vuole imporci.
Propongo un passo molto rappresentativo:
Se Berlinguer,
fortunatamente a differenza di Togliatti, non ha tentato di portare il
comunismo in Italia – e in questo i leader Pci-Pds_Pd che gli sono succeduti
sono stati continui, guadagnandosi l’odio degli elettori “comunisti duri e
puri” che regolarmente si turavano il naso pur di far perdere gli avversari ma
ancora hanno l’effigie dell’Enrico nazionale sul comodino – non possiamo
esimerci dall’attribuirgli una colpa quasi altrettanto grave: quella di aver
inventato il moralismo di sinistra. La sinistra al caviale, la sinistra radical
chic con la puzza sotto il naso. Quella sinistra so-tutto-io e noi siamo dalla
parte giusta. La sinistra onesta che si contrappone alla destra disonesta.
E’ la questione
morale, inventata di sana pianta da Enrico Berlinguer. In persona. Ciò che ha
autorizzato ogni comunista italiano a sentirsi moralmente superiore, più lindo,
pulito e onesto rispetto a qualsiasi elettore di un altro partito del panorama
politico italiano.
Un mito quello della questione morale, cresciuto
con l’occupazione sistematica e militaresca di varie Procure d’Italia da parte
di autentici uomini di partito trasformati in giudici.
Dall’onestà del Pci
alle toghe rosse pronte a spianare la strada agli eredi del partito di
Berlinguer il passo è stato breve. Ed è certo che quando gli avversari politici
vengono indagati, processati e presi mira dai giornali, parlare di questione
morale diventa più facile.
Nel saggio si parla di un po’ di tutto, da Togliatti a
Berlinguer, da Pertini a De Benedetti, di Juares Cavalieri e Egidio Sighinolfi
due encomiabili partigiani, e poi Prodi, toghe rosse e giustizialismo, Cie,
Napolitano, Renzi, ma anche cronaca, come i fatti del Forteto. Ciliegina sulla
torta, un intero capitolo dove vengono enumerate e dettagliate le dieci
migliori gaffe della sinistra, che da sole sono sufficienti a mettere in
contraddizione l’etica e il valore democratico di una corrente politica che ha
ormai smarrito i presupposti originali.
Ho trovato questa lettura molto utile ed interessante,
pertanto ne raccomando la lettura a tutte quelle persone che si sentono aperte al
senso critico e al dialogo. Molto bella la prefazione di Giorgia Meloni. Ovviamente, per tutti i comunisti saranno solo
inutili elucubrazioni, fatte su episodi inventati o distorti.
Se fosse una canzone l’intramontabile “La società dei magnaccioni” di Lando Fiorini..