mercoledì 29 dicembre 2010

Come una bestia feroce - Edward Bunker

“Come una bestia feroce” è il primo, il più duro, il più vero, ma soprattutto il più indimenticabile dei romanzi di Edward Bunker, maestro della letteratura noir-criminale.
La storia di un delinquente di strada che dopo aver provato una collocazione normale all'interno della società, irresistibilmente ritorna al mondo criminale, in un crescendo di violenza e cattiveria, ma anche di riflessioni, spesso molto profonde. Il romanzo non è solo una "fuga", ma soprattutto principalmente un "inseguimento", operato dal protagonista nei confronti di una tranquillità che la vita normale non è stata in grado di dargli, e che inevitabilmente l'illegalità assorbirà, regalando delusioni e sconfitte ben peggiori. Magistrale e indimenticabile la conclusione!
L'incisività della storia è certamente frutto dell'esperienza diretta dell'autore, che in periodi diversi ha comunque trascorso diciotto anni dietro le sbarre, passando da un penitenziario all'altro... tra cui anche quello di Folsom... uno dei peggiori degli Stati Uniti.
Il romanzo viene scritto tra la fine degli anni sessanta e l'inizio dei settanta, mentre nel penitenziario nel quale si trova l’autore, esplodono i conflitti razziali, e la scrittura costituisce la chiave della libertà: il vero lasciapassare per una dimensione mentale dove il rispetto del prossimo e delle regole prevalgono sull'istinto animale di un essere umano, ma anche una spietata riflessione sulla realtà.
Veramente molto bello, a tratti decisamente impressionante per le situazioni narrate, ma sicuramente mai noioso e ripetitivo. Lascia il segno... lo consiglio davvero a tutti.
Se fosse una canzone “Hey Joe” di Jimmy Hendrix.

lunedì 27 dicembre 2010

Il mastino dei Baskerville - Arthur Conan Doyle

Un romanzo giallo del grande maestro del genere Sir Arthur Conan Doyle. Il protagonista come di consueto è il famoso Sherlock Holmes, in compagnia del leggendario Watson.
La storia di un’indagine intorno ad una misteriosa maledizione, accompagnata dalla sinistra presenza di un cane mostruoso. Come di consueto, la presenza del famoso protagonista rivela le solite caratteristiche di calma, ironia, e suspence. La narrazione è un continuo altalenare di ritmi più veloci a ritmi più lenti, colpi di scena e dialoghi divertenti, che accompagnano il lettore attraverso lo sviluppo di una storia in apparenza molto intricata e misteriosa, ma alla fine sempre entusiasmante come in tutti i gialli con un protagonista “eroico” come Sherlock Holmes.
Una storia che non lascia molto spazio ad interpretazioni riflessive e le considerazioni successive alla lettura sono quelle tipiche di un romanzo giallo, anche se, voglio sottolineare, la narrazione è davvero molto aperta e comprensibile, regalando al lettore un ritmo veloce, ma sempre leggero, in grado di far scorrere le pagine in modo piacevole e rilassante.
Personalmente non sono un vero e proprio amante dei gialli, ma almeno la lettura di un romanzo di questo autore è fondamentale per poter esprimere un giudizio sul genere… e questo in particolare ne riprende a pieno tutte le caratteristiche fondamentali. Lo consiglio a tutti.
Se fosse una canzone, "Feel" di Robbie Williams.

martedì 21 dicembre 2010

Corri fiero, vivi libero – Ralph Sonny Barger

“Corri fiero, vivi libero” è il secondo lavoro letterario di Sonny Barger, che questa volta propone una raccolta di racconti, tutti di matrice biografica, ma sempre contestualizzati sui temi cui egli ha votato la propria vita: fratellanza, rispetto, libertà, motociclette, ma soprattutto l’Hells Angels MC di cui è ispiratore e forse il verso collante ti tutti questi elementi. Il titolo originale è “Ridin’ high, livin’ free”, che mal si presta a traduzioni letterali. Per questo motivo ho preferito inserire la copertina originale, in quanto quella tradotta in italiano avevo l’impressione togliesse qualcosa al al forte spirito evocativo iniziale.
La frammentazione dell’opera in racconti non allontana il lettore dallo scopo della narrazione, che vuole al centro dell’attenzione i valori fondamentali dell’autore, che con storie indipendenti propone persone, storie e situazioni, che possono essere divertenti o anche drammatiche, ma sempre vicine al suo mondo.
Personalmente ho apprezzato molto “La rimpatriata di Ed”, la storia di un ragazzo cresciuto in un orfanotrofio duro e inospitale, dove i piccoli occupanti crescevano come piccoli detenuti, privati di amore e di appartenenza a qualunque cosa non fossero le regole ferree dell’Istituto. Appena raggiunta la maggiore età Ed intraprende la sua strada, e per caso si avvicina agli Angeli: una realtà dove trova la propria identità. Un giorno il passato bussa alla sua porta, proponendosi sottoforma di “rimpatriata” ed  Ed tornerà nel vecchio orfanotrofio, incontrando le stesse persone che per anni hanno calpestato la sua dignità, ma questa volta ostentando con orgoglio il suo gilet, con i colori di quella che ora è la sua famiglia.
L’opera è composta di numerosi racconti, episodi sparsi lungo tutta la vita dell’autore, e forse riproporli tutti sinteticamente snaturerebbe un po’ il fascino della scoperta che ognuno può provare immergendosi nella lettura.
Mi è piaciuto molto, per il taglio biografico, e per la semplicità delle storie raccontate, nelle quali non ci sono eroi, ma solo tante persone, che con le loro storie offrono un’occasione per conoscere un mondo molto spesso nascosto da pregiudizi. Ne consiglio la lettura a tutti coloro che possono sentirsi incuriositi da questo mondo e che magari hanno già una conoscenza di questa cultura.

Se fosse una canzone “Against the wind” di Bob Seger

venerdì 17 dicembre 2010

Tricky business – Barry Dave

Ovvero…un’interessante proposta per una divertentissima sceneggiatura per un film dei fratelli Coen! Forse per l’ambientazione, o magari per situazioni spesso grottesche… ma penso che sarebbe davvero un ottimo spunto.
Il romanzo narra la storia di diverse persone, che per motivi diversi, si trovano tutte insieme a trascorrere una movimentatissima notte a bordo di un casinò galleggiante a largo delle coste della Florida, proprio mentre imperversa l’uragano Hector. Un intreccio che durante la narrazione svela progressivamente il vero scopo della nottata, con situazioni drammatiche, ma anche terribilmente divertenti. Meraviglioso il “cameo” della locale emittente televisiva, che pur di fomentare il senso di panico nella popolazione, con enfasi sempre più allarmante, espone a enormi rischi tutti i propri nove cronisti, che alla fine saranno le uniche vittime dell’uragano.
La storia è originale e davvero divertente. Non ci si annoia mai, e anche se la trama sembra ingarbugliarsi, in realtà si riesce a conservare sempre una perfetta comprensione della situazione. Il linguaggio è sempre molto semplice, e spesso arricchito di parolacce e modi di dire, che conferiscono un tono dimesso e più volte anche molto grottesco.
Bellissima la conclusione, dove la fine della storia viene narrata con un epilogo successivo al periodo di svolgimento della storia.
Lo consiglio a tutti quelli che vogliono regalarsi una lettura di puro divertimento.
Se fosse una canzone, “Molina” dei Creedence Clearwater Revival.

giovedì 16 dicembre 2010

Buick 8 - Stephn King

Chi non ha mai letto un romanzo di Stephen King, restandone colpito e allo stesso tempo affascinato?
Buick 8 penso sia uno dei più particolari, in quanto fuori dai soliti schemi dove la narrazione comincia e finisce attorno a episodi chiari o comunque motivati e spiegati durante la narrazione.
E’ la storia (fantastica) di un comando di polizia dell’anonima provincia rurale della Pennsylvania, dove per un episodio banale, ma comunque strano, gli agenti sono costretti a sequestrare quella che solo all’apparenza è una Buick Roadmaster del 1954.
Il romanzo è questo. La narrazione di una ventina di anni di storia del commissariato, dalla morte di un sergente fino all’ingresso in ruolo come agente del figlio. La macchina è solo uno dei personaggi, infatti il centro della storia è proprio la vita quotidiana, animata in modo spesso agghiacciante dalla presenza di questa vettura, che seppur confinata per tutti questi anni in un garage, non riesce assolutamente a non far parlare di sè, ne a lasciare tranquilli i suoi sfortunati custodi.
La narrazione è un alternarsi di presente e passato, dove si uniscono episodi importanti ormai trascorsi e momenti attuali, ma dove sempre e comunque la Buick impone all’attenzione dei protagonisti la propria scomoda presenza… dove non ci sono cattivi, dove tutti sono inconfondibilmente vittime: anche la macchina stessa!
Magistrale la narrazione, soprattutto per la forte verosimiglianza con un ambiente di polizia, che solo chi ha vissuto riesce davvero a comprendere. Consiglio questo romanzo a tutti: pur trattandosi di un opera particolare rispetto a tante altre di questo autore è comunque facile e divertente, offrendo al lettore l'occasione per distrarsi con una lettura incalzante che regala la sensazione di partecipare alla storia, lasciando un leggero senso di dispiacere quando si arriva al termine.
Se fosse una canzone “What a man’s got to do” di Brenn Hill.

martedì 14 dicembre 2010

Sotto la pelle – Michel Faber

Un romanzo molto particolare, che sicuramente lascerà il segno, finendo per essere ricordato per la sua cruda freddezza di metafora della vita, dove spesso i cattivi non sono così cattivi come si finisce per credere, e i buoni non sono poi così buoni come eravamo abituati a vederli.
La storia di Isserley, una ragazza di una ventina di anni che vive in un angusto villaggio (all’apparenza disabitato) sulle Highlands scozzesi, e che passa il tempo a caricare autostoppisti per portarli nella sua fattoria.
La trama diventa poi ben più complessa e agghiacciante, per avere successivamente dei risvolti addirittura terrificanti. Continuare a raccontare, anche sinteticamente, la storia equivale a rovinare il fascino di una narrazione che si svela progressivamente: alle volte delicatamente, alle volte con colpi di scena talmente inaspettati da costringere il lettore a rileggere un capoverso… proprio per la forza della sorpresa.
Una bellissima storia dove la realtà si mescola con la fantasia, e dove i “cattivi” alla fine non sono poi tanto diversi dai “buoni”, le prede, che nel romanzo vengono chiamati “vodsel”. Una splendida riflessione sul rapporto tra l’uomo e la natura che lo circonda, dove alla fine non esiste un vero e proprio inizio e nemmeno una vera e propria fine. Ma anche una bellissima storia d’amore, sicuramente diversa dai consueti libri della Harmony, ma comunque una storia dove la protagonista è animata da un sentimento davvero forte e travolgente.
Mi è piaciuto molto, per la particolare caratteristica della narrazione, sempre incalzante: anche nei momenti apparentemente più lenti non si riesce mai a prevedere cosa potrebbe succedere nella pagina successiva.
Magistrale la scena in cui la protagonista subisce uno stupro da un autostoppista… o meglio… un tentativo di stupro…
Se fosse una canzone, per l’argomento trattato e per la forza delle situazioni, sicuramente “Prowler” degli Iron Maiden.

lunedì 13 dicembre 2010

Fandango - Kevin Reynolds

USA 1985, Regia di Kevin Reynolds con Kevin Kostner e Judd Nelson
Un film metafora sul senso della vita, sulla fugacità del tempo, che comunque sia, passa senza aspettare nessuno. E’ la storia di cinque di amici, che con la scusa di festeggiare l’addio al celibato di uno di loro, decidono di fare un viaggio per celebrare il loro legame: il vero scopo della loro decisione. Un legame che forse sarà interrotto dalla guerra che chiama al proprio servizio due dei protagonisti, che anche se torneranno non saranno più i ragazzi che tutti hanno conosciuto.
Durante il tragitto incontreranno personaggi bizzarri, e situazioni paradossali, in una ambientazione davvero spettacolare.
La loro meta infatti è soprattutto metaforica, il vero obiettivo del viaggio è già dentro di loro, e la paura, ma forse anche la certezza, che il tempo possa cambiare la forza del loro legame sono il motore di tutta la storia. E così la meta del viaggio è in realtà l’inizio di una nuova fase della vita dei protagonisti.
Una bellissima storia sull’amicizia raccontata con profonda semplicità e disarmante ironia che conferiscono al film una comprensione immediata e soprattutto una incisività ancora più efficace, forse per la facile riconducibilità di un’esperienza bizzarra come questa, al passato di ognuno di noi, dove sicuramente l’incoscienza, la giovinezza, ma soprattutto la spensieratezza hanno suggellato grandi amicizie.
Se fosse una canzone “Who’ll stop the rain” dei Creedence Clearwater Revival.

giovedì 9 dicembre 2010

La corriera stravagante - John Steinbeck

Adoro Steinbeck! E con questo suo romanzo, molto meno famoso degli altri, non posso che confermare questa mia certezza!! Anche in quest’occasione l’autore propone con ironia situazioni umane dolorose, nascoste come spesso accade, da apparenze brillanti, ma sempre profonde e indimenticabili per l’incisività con cui il lettore ne rimane coinvolto.
La storia di un gruppo di persone, tutte molto diverse fra loro, che si trova in una località della California degli anni successivi alla Grande Depressione, in attesa di prendere l'unico autobus.
L'attesa diventa una scintilla in grado di accendere ed evidenziare le realtà individuali più intime, facendo non solo incontrare le persone, ma in un contesto paradossalmente claustrofobico anche scontrare.
Finalmente il viaggio riesce ad iniziare, ma questa volta a riproporre "l'attesa" è un violento nubifragio che costringe l'autista ad una deviazione non prevista su una vecchia pista sterrata nella prateria.
I personaggi sono fantastici, e lo stile di Steinbeck nel proporre il carattere e la personalità di ognuno è davvero fenomenale. Meraviglioso il personaggio dell'autista, e della prostituta... ma addirittura eccezionale quello del giovane meccanico Kit/Fignolo.
La narrazione, nonostante sia molto lenta per via della storia, non riesce mai ad annoiare. Le vicende umane narrate con incalzante ironia riescono sempre a tenere incollato il lettore alle pagine di questo romanzo, che scorrono velocissime, nonostante il pullman sia praticamente sempre fermo!!!
Bellissimo, anche se lo consiglio soprattutto a chi ha già letto altre opere di Steinbeck, forse per essere in grado di apprezzarne ancora di più il valore.
Se fosse una canzone, “Save the last dance for me” cantata da Micheal Bublè.

lunedì 6 dicembre 2010

Un vero bugiardo – Vita di un ragazzo nell’America degli anni ‘50 – Tobias Wolff

Un romanzo autobiografico dove con gli occhi di un bambino viene descritto un paese in un periodo di profonda trasformazione.
E’ la storia dell’infanzia dell’autore, trascorsa accanto alla mamma, che con tutte le sue incertezze e dubbi esistenziali, lo costringe ad un continuo vagabondare da una località ad un’altra degli Stati Uniti. Quando poi sembra essere riuscito ad inserirsi in una dimensione “normale” con un compagno della mamma che ha già tre figli, in realtà è solo l’inizio di una fase ben più dura, dove l’uomo si rivela un tiranno nei confronti del protagonista.
E la storia cambia di nuovo, di nuovo in viaggio, in continuo inseguimento di un equilibrio che purtroppo non esiste, e la vita diventa una sopravvivenza, fatta di piccole vittorie, ma anche di grandi sconfitte, dove spesso la cattiveria e la crudeltà sono gli unici ingredienti di una esistenza troppo amara.
Molto bello, incalzante, ironico e soprattutto molto positivo: anche nei momenti peggiori, l'essere bambini aiuta a superare difficoltà incredibili, ma anche a cacciarsi in terribili pasticci!!!
Un passo del romanzo esprime a pieno il senso di sacrificio e di abnegazione del protagonista, ma contemporaneamente la voglia di ribellione e di rivalsa tipica di ogni adolescente:
“L’uomo che si abbandona ad una vita disordinata è impotente di fronte alle avversità. Egli si stanca presto. E’ il tipo che di solito manca di coraggio proprio al momento cruciale. Non sa incassare e tornare al sorriso.”
Lo consiglio a tutti, perché una lettura positiva anche se in un contesto drammatico, può sicuramente far piacere e certamente aiutare a capirsi e ad apprezzarsi di più.
Se fosse una canzone “Moondance” di Micheal Bublè.

venerdì 3 dicembre 2010

Nebbia e cenere – Eraldo Baldini

Un romanzo che dal titolo esprime già una storia gelida e sinistra, lasciando che sia il lettore ad addentrarsi in quello che nasconde. E’ la storia di un uomo che ormai ha smesso di essere un ragazzo, scontrandosi con tutte le illusioni che si sono trasformate in delusioni, costruendo tutto intorno alla propria vita una gabbia di rassegnazione e disillusioni. Il protagonista è un quarantenne, con un travagliato dramma familiare alle spalle, il sogno mai realizzato di poter essere un artista creativo, e sul cuore il peso della fine della propria storia d’amore con il quale confrontarsi continuamente. Un scontro terribile con la propria realtà professionale: l’autista dello scuolabus del suo paesino sperduto nella pianura bolognese. Luogo dove la nebbia e il vuoto sono protagonisti, come veri e propri personaggi di questa narrazione, dove la rassegnazione spinge il protagonista a dare un nome al proprio pulmino: silenzioso compagno delle sue sventure. Il protagonista, schiacciato in questo vortice di elementi avversi, arriverà ad una progressiva perdita di contatto con la realtà, culminando il gesti e azioni quasi ridicole se osservate fuori dal contesto drammatico in cui si verificano.
Il dramma, che fin dall’inizio si può solo percepire è nascosto dietro la nebbia e il vuoto interiore del protagonista, assumendo sempre più consistenza fino ad esplodere in una realtà morbosa e pericolosa per tutti… anche per lo stesso protagonista.
E’ il secondo romanzo di Eraldo Baldini che leggo, e devo ammettere che pur essendo completamente diverso dal primo (Terra di nessuno) è riuscito a stupirmi per una narrazione gelida e profonda, dove alla fine il lettore si sente quasi coinvolto nella realtà claustrofobica di una coscienza stritolata dalla delusioni. Bellissimo il confronto della realtà emotiva del protagonista con il freddo e la nebbia della campagna bolognese.
Se fosse una canzone, “Nuvole rapide” dei Subsonica.

mercoledì 1 dicembre 2010

Hell’s Angels – La vita spericolata di Sonny Barger – Ralph Sonny Barger

Penso che il titolo lasci poco spazio a presentazioni. La storia, dall’inizio fino ai giorni nostri, del MC (Motorcycles Club) più chiacchierato, famoso, e anche ammirato al mondo. Il tutto raccontato intorno all’autobiografia del suo più grande punto di riferimento: colui che negli USA degli anni ’50 (il 1958, per essere precisi) ha fondato, riunendo sotto uno stesso simbolo, il mitico Death Head, diversi gruppi di motociclisti. Il titolo del romanzo autobiografico è il nome del club (HAMC) che si ispira ad uno squadrone dell’aviazione statunitense.
Sonny Barger racconta la propria vita, da quando, bambino, comincia a confrontarsi con una vita difficile per raggiungere una adolescenza segnata da eccessi, violenza, droga e anche dal carcere. E poi… ovviamente dal Club, raccontando da dentro un sacco di episodi che hanno calcato le cronache mondiali, dall’episodio di Altamont, dove durante un concerto dei Rolling Stones nel quale il servizio d’ordine era affidato agli Angeli, a seguito di una rissa un ragazzo perde la vita, fino ai rapporti con la temibile RICO (Racketeer Influenced and Corrupt Organizzation), un’organizzazione governativa finalizzata alla persecuzione di associazioni di crimine organizzato.
La narrazione comprende inoltre tutta la parte più personale della vita dell’autore, raccontando la vita sentimentale e la durissima battaglia contro il cancro, regalando inoltre una serie di splendidi ritratti di persone che hanno segnato la vita del protagonista, continuando a vivere un presente nel quale si è aggiunta anche la dimensione di scrittore (Sonny Barger), quale narratore di un’intera cultura, diventandone egli stesso una delle voci più autorevoli.
Mi è piaciuto moltissimo, per la chiarezza e la sincerità anche imbarazzante di tantissime situazioni, in grado di far veramente comprendere all’opinione pubblica una realtà spesso mascherata dai luoghi comuni dei soliti benpensanti, per cui possono bastare qualche motocicletta e dei tatuaggi per fare la classica banda di brutti sporchi e cattivi.
In questo libro non ci sono eroi o vincitori, è solo la vita di un uomo che dopo un lunghissimo percorso fatto sicuramente anche di sbagli, ha creato un’icona dei nostri giorni, una autentica leggenda vivente, e questo romanzo non è altro che la sua storia, raccontata intorno al significato del “rispetto”, della “libertà” e di tanti altri valori che contraddistinguono la vita di un biker. Dettagli che questa lettura può far essere meno incomprensibili e inaccessibili, pur restando lontanissimi dagli schemi di vita tradizionale fatta di lavoro, famiglia, casa.
Se fosse una canzone proporrei un brano composto proprio in onore degli Angeli, ma di cui non conosco l’interprete e nemmeno il titolo (Spingi forte). Ne approfitto quindi per chiedere se qualcuno conosce questo pezzo…