mercoledì 23 marzo 2011

Il cuore a due cilindri – Roberto Parodi

Penso che questo titolo che non possa essere più azzeccato per presentare quest’opera a chi non conosce Roberto Parodi. Pur non essendo uno scrittore professionista, ma un operatore finanziario, e avendo alle spalle dei trascorsi come giornalista su riviste di moto è riuscito a condensare in questo lavoro, un po’ romanzo autobiografico, un po’ romanzo di formazione, tutta l’essenza e il significato che il mondo delle motociclette è riuscito a generare nel suo animo.
Il libro raccoglie lungo il percorso della sua vita tutti gli episodi più significativi che hanno costruito la sua passione per le due ruote, e in particolare per le Harley-Davidson. Partendo dalla sua prima due ruote dei tempi del liceo, Parodi esprime il senso di libertà e di evasione che è riuscito a trovare intorno ad una motocicletta, ma soprattutto l’entusiasmo di condividere con se stesso una passione che solo chi ha provato può davvero comprendere. E da qui una carrellata di viaggi, dall’Elefantentreffen (mitico raduno che si svolge in Germania a fine gennaio in mezzo al gelo e alla neve) al Marocco, dall’Algeria ai paesi dell’Jugoslavia, ma anche semplicemente raccontando di accompagnare i figli a scuola in una giornata di pioggia. E poi tutto il resto che ha circondato la sua esperienza di motociclista, dal suo passato nell’HOG, al legame con i suoi due amici che ha portato alla nascita dei Tree Percenters, al rapporto un po’ spigoloso con gli Hells Angels, e non ultimo il rapporto con la propria consorte con la quale mediare passione per la moto e famiglia.
Il romanzo è scritto benissimo, e la lettura risulta veloce e piacevole: non mancano i passaggi divertenti, e nemmeno quelli più profondi, e inoltre la narrazione è condita da citazioni musicali e foto dei viaggi dell’autore.
Conoscevo già Roberto Parodi in quanto accanito lettore del suo sito/blog (Threepercenters) dove avevo già potuto leggere i racconti dei suoi viaggi in versione molto più dettagliata, e tante libere riflessioni intorno alla sua passione per l’Harley-Davidson, e forse per questo ho apprezzato molto quest’opera riconoscendomi in tantissime riflessioni. E poi… vabbè… anche a me piacciono le Harley-Davidson!!!
Consiglio la lettura a tutti, perché non è un romanzo autobiografico, o la cronaca di un viaggio, ma il racconto di una passione, e l’entusiasmo con il quale Parodi la propone e si propone è così travolgente che ritengo che chiunque vi si possa riconoscere.
Se fosse una canzone “Have you ever seen the rain” dei Creedence Clearwater Revival.

venerdì 18 marzo 2011

Battaglione d’assalto – Sven Hassel

Questo romanzo appartiene al genere “bellico”, dove tutto rimane contestualizzato su una dimensione precisa: la guerra. In particolare quest’opera è un romanzo di guerra dove l’autore racconta la propria esperienza nella Seconda Guerra Mondiale, aggiungendo alla durezza delle situazioni la consapevolezza di trovarsi di fronte frammenti di vita vissuta.
L’autore a causa di una diserzione viene catturato e costretto a combattere in un reparto di disciplina: formazione considerata di scarto dalle “nobili” SS e composto esclusivamente da disertori, assassini, criminali, insubordinati, e squilibrati di vario genere.
Il particolare questo romanzo ripercorre l’episodio dell’attacco alla città russa di Lugansk, dove un battaglione di tank assedia e distrugge il paese, costantemente inseguito e braccato dall’Esercito Russo.
La narrazione è delirante, in quanto la missione viene compiuta non per senso del dovere militare, e nemmeno per eseguire un ordine, ma solo ed esclusivamente per sperare di trovare una fine meno peggiore di un plotone di esecuzione: l’ultima spiaggia per un manipolo di disperati, che con storie diverse si trovano e si scontrano tutti all’interno dello stesso carro. Non ci sono eroi, ma solo il risultato di una trasformazione bestiale che per istinto di sopravvivenza cambia gli uomini in mostri, incapaci di pensare e riflettere, di provare pena o compassione.
La narrazione è molto veloce, e l’ambientazione davvero claustrofobica: lo scoppio dei mortai, la temperatura che sale a dismisura all’interno del mezzo anche se in pieno inverno, il rumore dei cingoli, le urla di quelli che vedono il carro diventare la loro tomba, e la paura di compiere sempre quello che resterà l’ultimo gesto trasmettono al lettore il vero stato di angoscia provato dai protagonisti.
Importante ricordare che i personaggi sono inventati, e anche se l’autore compare in prima persona, i suoi compagni sono la trasposizione romanzata di commilitoni conosciuti durante la guerra.
Se fosse una canzone, “Dragon lies bleeding” degli Hammerfall.

martedì 8 marzo 2011

Animal Factory - Edward Bunker

Un altro romanzo del maestro della letteratura criminale più famoso e apprezzato al mondo, un’altra storia che vede un dramma carcerario sul quale si sviluppa una storia in grado di stimolare riflessioni agghiaccianti.
La storia di Ron Becker, un giovane e piccolo truffatore senza scrupoli, che scoperto dalla polizia viene catturato e condannato a scontare una pena di due anni di reclusione all’interno del penitenziario di San Quintino in California. Un autentico girone dantesco, che Edward Bunker racconta con fredda lucidità a fronte delle esperienze carcerarie fatte nel corso della sua vita.
Una vita difficile, in un mondo dove il protagonista riesce a sopravvivere soltanto grazie alla figura di Earl Copen, un “anziano” criminale rispettato, ma soprattutto temuto, che riesce a trasmettere e a trasformare il giovane ragazzo in una vera belva, inseguendo entrambi il sogno di una fuga: per Copen una realtà remota per i troppi tentativi visti fallire in anni di reclusione, per il protagonista, un sogno fin troppo vicino per un uomo che ha scoperto di possedere forza e cattiveria che mai avrebbe immaginato.
Una lettura decisamente forte, anche per gli evidenti tratti autobiografici della narrazione, anche se assolutamente non paragonabile ad altri romanzi dello stesso autore tipo “Come una bestia feroce” o “Educazione di una canaglia”.
La storia è avvincente e il ritmo molto veloce e scorrevole, in grado però di stuzzicare riflessioni sull’efficacia riabilitativa di un ambiente carcerario di estrema brutalità.
Nel 2000 è stato fatto anche un film, uscito con lo stesso titolo, con la regia dello strepitoso Steve Buscemi e tra gli interpreti William Defoe, Mickey Rourke e lo stesso regista. Un particolare curioso è che tra le comparse e gli attori secondari c’è anche Edward Bunker, e un immancabile Danny Trejo che proprio l’autore ha “scoperto” durante il suo soggiorno a Folsom, e che ora è diventato uno dei “cattivi” per eccellenza del cinema americano. Il film è carino, e ne consiglio la visione solo ed esclusivamente dopo aver letto il libro!!!
Mi è piaciuto moltissimo e lo consiglio davvero a tutti, anche in considerazione del percorso emotivo dell’autore, che con la sua esperienza può raccontare meglio di chiunque altro una dimensione così lontana e impensabile rispetto alla nostra vita quotidiana.
Se fosse una canzone “Shock me all night long” degli AC-DC.

giovedì 3 marzo 2011

Il grande salto – Leonard Elmore

Ecco una lettura divertente, ideale per una dimensione di relax e vacanza, avvincente ma tutt’altro che impegnativa dal punto di vista emotivo: un altro romanzo del maestro noir Leonard Elmore.
La storia di un delinquente da strapazzo che dopo aver fallito una carriera da giocatore di baseball e terminata una stagione come raccoglitore di cetrioli, a causa di una rissa si trova a dover cercare una nuova collocazione nella società … tutto pur di evitare di cadere nuovamente nella tentazione di rubare.
Tentazione che prende forma, assumendo le sembianze di una spregiudicata, cattiva e perfida ragazzina, amante di un noto boss malavitoso locale, che cercherà di coinvolgere il protagonista in un furto pericoloso e allettante, in un crescendo di suspence.
La narrazione è divertente, i dialoghi sono meravigliosi, ma il ritmo di scorrimento della storia risulta spesso un po’ lento, anche se definirlo noioso sarebbe esagerato.
Mi è piaciuto per la ricchezza delle descrizioni, soprattutto emotive dei personaggi, che conferiscono al lettore la sensazione di conoscerli, riuscendo quasi a prevedere i loro comportamenti.
Lo consiglio a tutti come piacevole passatempo, senza la pretesa di aspettarsi grandi coinvolgimenti morali.
Se fosse una canzone, “Lake of fire” dei Nirvana.