mercoledì 30 novembre 2011

Vicolo Cannery – John Steinbeck

Questo romanzo è una delle opere minori di Steinbeck, ma è certamente un altro ritratto che ci viene offerto di quel mondo di non eroi ampiamente trattato dall’autore in altre sue opere. L’impressione infatti, è che si tratti di una naturale continuazione di Pian della Tortilla. Anche se i personaggi non sono gli stessi, l’ambientazione è la medesima e questo romanzo offre un altro ritratto della Monterey degli anni ’30 che nessuno vedrà mai in foto o documenti storici: anche questa volta la storia si svolge nella parte più povera della città, e il titolo del romanzo è il nome della strada che ospita il centro della narrazione.
Il Vicolo Cannery è una stradina sulla quale si affacciano degrado e povertà, e anche il centro della vita di persone ai margini, le quali con dignità e orgoglio ostentano un’esistenza fatta di sacrifici, contraddizioni, ma anche amore verso la vita.
La narrazione è un ritratto di questa dimensione, e presenta personaggi stupendi raccontati con episodi del loro passato, anche banali, ma indispensabili a conoscere gli attori che animeranno la storia. In questo modo vengono presentati Lee Chong, intrepido commerciante-usaraio, Dora maitresse del locale bordello, i ragazzi del Palace Flophouse (un vecchio magazzino riconvertito in abitazione), i coniugi Malloy che vivono in una vecchia caldaia e in particolare il Dottore, personaggio misterioso e carismatico, che Steinbeck propone su ispirazione del biologo e amico Ed Ricketts, al quale l’autore dedica quest’opera con la dedica “”Per Ed Ricketts che sa o dovrebbe sapere perché”.
La storia si snoda attraverso la ferma volontà e i tentativi maldestri di donare una festa al Dottore, quale segno di gratitudine per tanti gesti di umanità che lo studioso ha offerto un po’ a tutti nel corso degli anni.
La narrazione è suddivisa in capitoli, alternati tra descrizioni e flash back con il proseguimento della storia, che si svolge con ritmo veloce e situazioni spesso molto divertenti. E’ una lettura dove non ci si annoia, e nella quale non mancano spunti per profonde riflessioni.
Ripropongo un passo:

“Le cose che ammiriamo negli uomini, la bontà, la generosità, la franchezza, l’onestà, la saggezza e la sensibilità, sono in noi elementi che portano alla rovina. E le caratteristiche che detestiamo, la furberia, la cupidigia, l’avarizia, la meschinità, l’egoismo, portano al successo. E mentre gli uomini ammirano le prime di queste qualità, amano il risultato delle seconde.”

Questo romanzo mi è piaciuto moltissimo, anche se non nego di essere sfacciatamente di parte, in quanto Steinbeck era, e rimane, il mio scrittore preferito; ne consiglio la lettura a tutti, per la facilità dei contenuti e per le opportunità di riflessione che offre intorno a dimensioni sempre attuali.
Se fosse una canzone “Mr Bojangles” dei Nitty Gritty Dirt Band

martedì 8 novembre 2011

Freedom - Leggi e leggende della strada - Ralph Sonny Barger

“Libertà”: il vecchio Sonny già con il titolo propone il tema centrale di quest’opera, che costituisce una raccolta di pensieri e di principi cardine che l’autore ha sviluppato nel corso della sua vita.
Non c’è una trama, in quanto il centro della narrazione sono gli elementi più importanti del concetto di “libertà” visti dagli occhi di colui che può essere ritenuto uno degli individui più importanti della scena biker mondiale.
L’autore parla di un po’ di tutto, dal rispetto della puntualità alla sincerità, dal rispetto all’amicizia offrendo molte riflessioni piuttosto Zen, ma anche un sacco di ovvietà.
E’ indubbiamente una proposta interessante, ma bisogna riconoscere che le argomentazioni dell’autore possono risultare un po’ astratte per i lettori più distanti dall’ambiente, e di conseguenza apparire decisamente noiose, e forse un po’ troppo scontate per coloro che si aspettavano qualcosa di più, magari del livello di suoi precedenti lavori quali Hell’s Angels e Ride Hight – Live Free.
Insomma, Sonny è sempre Sonny, però poteva fare qualcosa di meglio: pertanto mi sento di consigliare la lettura di questo libro solo a chi veramente appassionato del genere, per cui la necessità di dire “… ho letto tutti i suoi lavori” possa prevalere su un giudizio banale.
Inoltre, visto che gli Angeli girano esclusivamente su moto Harley-Davidson, l'autore avrebbe anche potuto evitare di mettere una pacchianissima Honda Shadow sulla copertina!!!
Se fosse una canzone “Cerco un centro di gravità permanente “ di Battiato.