venerdì 6 luglio 2012

L’uomo nero e la bicicletta blu – Eraldo Baldini


Se non si conoscesse Eraldo Baldini, leggendo questo romanzo ci si potrebbe aspettare una storia comune fatta di episodi semplici raccolti con l’intenzione di distrarre e divertire il lettore. Tutto questo però è solo l’apparenza: anche questa volta Baldini offre un noir, proposto però come ricordo d’infanzia del protagonista, che ancora bambino non riesce a delineare i contorni di tante situazioni offrendo episodi di vita divertentissimi, ma trasmettendo la percezione di qualcosa di terribilmente grave in arrivo.
E’ la storia di Gigi, che racconta un periodo della propria infanzia all’inizio degli anni ’60, quando stava concludendo le scuole elementari e iniziava a scoprire il mondo circostante. Quasi tutto il romanzo è un prologo e un’occasione per raccontare il suo grande amore per Allegra una bambina di città trasferitasi nel suo mondo. Il suo mondo è Bagnago, un paesino rurale della provincia emiliana. La povertà è ancora tanta, e Gigi ricorda le grandi difficoltà della propria famiglia segnate dal difficile passaggio dall’economia agricola a quella industriale.
La vita quotidiana è raccontata intorno a due elementi: la trascinante attrazione per la solare e innamorata Allegra e il disperato tentativo del protagonista di mettere insieme la somma di denaro necessaria per acquistare la tanto sognata bicicletta blu, in vendita presso il negozio del paese, confrontandosi con le difficoltà e le contraddizioni della propria famiglia, ma anche con gli altri abitanti del paese. In questo modo vengono offerte descrizioni stupende e dialoghi divertentissimi, intorno a situazioni bizzarre e uniche. Come dimenticare il cugino Luciano e il suo famelico cane Pesscan? Poi il tonto Paolino, Roberto Amadori e le sue balle, il nonno ed Enrico il fratellino del protagonista, il Capitano e il suo oscuro passato, Carlino con la sua palla gigante, ma anche la signora Tugnina e le sue favole che finiscono tutte con l’arrivo dell’Uomo Nero.
Già, l’Uomo Nero. Compare dall’inizio, nel titolo ancora prima del protagonista e della bicicletta tanto desiderata, come a ricordare che anche se non si vede, il Male è sempre presente, magari ben nascosto, ma sicuramente in agguato. L’Uomo Nero è un signor nessuno che vive in mezzo alle pieghe della vita di tutti noi, un lupo dietro i cespugli di cui ci si ricorda soltanto dopo aver perduto un’altra pecora, quella che per lui è soltanto l’ultima preda.
Le prede non si difendo mai, soccombono di fronte al mistero della vita, unica giustificazione del Male e della sua espressione, che con la sua irruenza cancella la spensieratezza e la serenità dell’infanzia, trasformando in modo irreversibile una vita spensierata, in una grigia esistenza. Troppo facile, dopo aver letto questo libro, pensare a grandi casi di cronaca che hanno sconvolto le coscienze.
Propongo un passo che ritengo particolarmente forte e incisivo:

- L’Uomo Nero! Arriverà; dovresti saperlo perché te l’ho raccontato tante volte, lui arriva sempre. Anzi, è già qui, è qui da tanto tempo, ma adesso ha fame. E lo sai cosa mangia vero?
- Le persone?
- Esatto. Le persone!

Il romanzo è stupendo e indimenticabile! Il ritmo della narrazione è velocissimo e molto spesso ci si sorprende a scoppiare a ridere, per poi tornare seri oltrepassando l’apparenza del punto di vista di un bambino e riflettendo su situazioni che nulla hanno di comico. Le riflessioni che stuzzica sono molto profonde,come il senso di sgomento e angoscia che lasciano.
Meravigliosa la descrizione dell’Amore tra due bambini di undici anni, un sentimento fatto di passeggiate per mano, sguardi, cuoricini disegnati e teneri regalini; questo romanzo mi piace ricordarlo così, come una meravigliosa storia d’amore…
Consiglio la lettura a tutti, ma avverto che non si tratta di un romanzo da ombrellone.

Se fosse una canzone penso che non potrebbe esserci nulla di più espressivo di “Fear of the dark” degli Iron Maiden.