venerdì 24 ottobre 2014

La perla – John Steinbeck



Questo libro è una proposta per riflettere sul senso dell’esistenza, e come tutte le opere di Steinbeck riesce a colpire in profondità l’animo di ogni lettore.
Questo romanzo, una vera e propria fiaba, racconta la vita di Kiko, pescatore di un piccolo paese della costa messicana, che affronta la vita con umiltà e sacrifici, scontrandosi con i limiti di una gerarchia sociale troppo spietata con i più poveri. La vita del povero pescatore viene sconvolta dalla puntura di uno scorpione, che inesorabile, colpisce il figlio di pochi anni: il piccolo Cojotito. Appare inutile affidarsi alle cure del medico del paese, troppo attento alla parcella più che alla missione sociale del proprio ruolo, e purtroppo la medicina popolare non è in grado di scongiurare gli effetti fin troppo scontati della puntura.
Il destino però si affaccia alla sorte della giovane famiglia: Kiko riesce a trovare un’ostrica con all’interno una perla enorme, sproporzionata, bellissima e soprattutto unica. Questo evento rappresenta il vero disequilibrio nella vita del protagonista e della propria moglie, riconoscendo nelle prospettive di ricchezza il realizzarsi di un sogno incredibilmente reale, ma riscontrando di fatto più una maledizione che la tanto attesa fortuna. La voce si sparge in fretta, ma le attenzioni di curiosi, sciacalli e ladri pronti a tutto sono molto più solerti di una cura per il piccolo. La famiglia è presto sola, braccata e inseguita da mostri quali avidità, invidia, cupidigia e durante la caccia nessun luogo rimane sicuro, nascondendo ovunque predatori affamati e senza scrupoli.
Difendersi è impossibile, la vera maledizione non è sentirsi preda in una battuta di caccia dall’esito scontato, ma l’istinto predatore messo in moto dalla perla.
La perla non è più quindi sinonimo di ricchezza, ma solo il miraggio di questa, costituendo di fatto una iattura che spalanca di fronte ai protagonisti un baratro ancora più profondo e spaventoso della già grave situazione nella quale si trova il bimbo. La pace con se stessi, quel magico equilibrio nel quale ognuno è padrone delle proprie scelte, con la consapevolezza dei propri limiti di fronte alle scelte del Destino, viene di colpo cancellata lasciando davanti agli sventurati protagonisti soltanto un foglio bianco senza nemmeno una matita per scrivere.
Non voglio anticipare la fine della storia, ma chi conosce Steinbeck può facilmente intuire come sicuramente non finirà.
Ripropongo un passo che ho trovato particolarmente significativo:

Poiché sta scritto che gli uomini non sono mai sazi, che se date loro qualcosa essi vogliono di più. E questo lo si dice per disprezzo, mentre è una delle più belle doti della specie, quella che ha reso superiore l’uomo agli animali, che si accontentano di quel che hanno.

Si tratta di una lettura breve, velocissima con un ritmo incalzante e appassionato. Facile anche questa volta immedesimarsi nei protagonisti, condividere con loro angosce e paure, e riflettere sul senso dell’esistenza di ognuno di noi, sull’eterna lotta tra il bene e il male.
La copia che ho letto era una vecchia edizione del 1976 con l’introduzione curata da Oreste Del Buono: molto profonda, accurata e sicuramente consapevole del grande spessore letterario dell’autore.
Inutile dire che mi è piaciuto tantissimo, Steinbeck è il mio scrittore preferito, e non posso che consigliarlo a tutti: una lettura profonda, efficace, di quelle che lasciano il segno.

Se fosse una canzone, “Angel of mercy” dei Black Label Society.