venerdì 27 marzo 2015

Nel legno e nella pietra – Mauro Corona



Ho sentito molto parlare di Mauro Corona, dei suoi successi come alpinista e anche delle sue numerose pubblicazioni. Ho scelto questa raccolta di novantatre di racconti per caso, senza un motivo vero, semplicemente perché avevo voglia di conoscere questo scrittore.

Ho cominciato a leggere questa raccolta e devo confessare che ancor prima di iniziare temevo di trovarmi di fronte ad una copia mal riuscita di “Stagioni” di Mario Rigoni Stern. Invece fin dall’inizio Corona riesce a rapire il lettore con entusiasmo offrendo un ritratto della propria vita, segnata da situazioni, esperienze, persone, che alla termine della lettura avranno tutte lasciato un segno. Corona offre la propria esperienza di vita con straordinaria umiltà, celebrando più i propri insuccessi che le proprie vittorie: e dire che titoli per vantarsi ne avrebbe anche parecchi, alla luce di tutti i suoi successi sportivi come alpinista.

Invece preferisce parlare di quella volta che ha mollato la scalata, o di quando non ha trovato la cima giusta, per non parlare di tutti i racconti sul suo passato da operaio in una cava di estrazione di marmo.

Dalla lettura emerge una grande amore ed un infinito rispetto per la natura, valori che proposti con la sua straordinaria umiltà assumono connotati ancora più profondi: a tale proposito rimane emblematico ed indimenticabile il racconto “Lezione di civiltà”, tutto incentrato su un incontro casuale avvenuto nell’estate del 67 tra l’autore ed un anonimo alpinista, con un epilogo davvero significativo per la formazione del concetto di rispetto della natura.

Potrei andare aventi a riportare esempi per sottolineare il grande valore umano e la capacità narrativa di questo autore, ma finirei soltanto per togliere fascino alla lettura a chi non ha ancora scoperto quest’opera.

La narrazione è sempre avvincente, con un ritmo veloce e incalzante, e le descrizioni delle persone sono travolgenti ed appassionate. Nei racconti si parla continuamente di Erto (PN), suo paese natale e luogo dove attualmente vive; nell’agosto del 2013 ho visitato quei luoghi e ora ho soltanto il rammarico di non aver scoperto prima questo scrittore, perché sarei certamente andato a cercarlo per stringergli la mano!

Propongo un passo tratto da un suo racconto:

Mi escono battute sarcastiche quando leggo o sento definire la montagna assassina. La montagna non è assassina, se ne sta lì e basta. Siamo noi i killer di noi stessi, che non sappiamo vivere, che usiamo il profumo per l’uomo che non deve chiedere mai, che abbiamo dimenticato la carità, la riconoscenza, il rispetto, che distruggiamo la natura. La vita è un segno di matita curvo e sottile, che finisce ad un certo punto. Per molti è lungo, per altri corto, per altri non parte nemmeno.

Se fosse una canzone “The Bard’s Song” dei Blind Guardian nell’indimenticabile versione unplugged.