Il titolo di questo libro è già per conto proprio un sottile
spunto di riflessione: “Chi comanda Torino” è un’affermazione che cela
l’identità di qualcuno a fronte dell’evidente potere, ma può anche essere visto
come una domanda con la quale evidenziare alla ragione del lettore il potere
detenuto da pochi.
Non si tratta della solita pubblicazione cospirazionista,
dove si parla di relazioni tra la massoneria, il Vaticano, gli alieni, la Banda
della Magliana, l’FBI e le profezie dei Maya, ma di una fotografia ben circostanziata
nei luoghi e nelle date degli ultimi vent’anni di vita di questa città. Nei
riscontri forniti dall’autore possono trovare conferma tanti sospetti nati da
troppe constatazioni di decisioni operate lontano dall’interesse popolare, che
il lettore può essersi fatto nel corso degli ultimi anni.
Si parla di tutto, dalle Olimpiadi 2006, al TAV, ricordando
la politica delle grandi trasformazioni urbanistiche, prima fra tutte la
riconversione conseguente alla chiusura della Fiat.
Nella spiegazione si alternano nomi, luoghi e date, e quello
che emerge è fin troppo chiaro: la storia continua! L’analisi offerta termina
con la primavera 2012, e ad oggi i recenti episodi, che hanno contraddistinto
le cronache politiche e amministrative, sono soltanto una conferma
all’interpretazione offerta dall’autore.
Chi non vuole credere a qualcosa di diverso da quanto
offerto dall’informazione dei quotidiani piemontesi lasci perdere questa
lettura: non è questione di colore politico e pur non trattandosi dello sfogo
di uno sconfitto, è un’interpretazione che comunque è soggetta al vecchio
principio per cui nessuno è più sordo di chi non vuole sentire. Chi è contento
di come vanno le cose non lo legga, continui a dormire sonni tranquilli: le
pecore sono nell’ovile e i lupi cattivi non esistono.
Ognuno si faccia l’idea che ritiene più appropriata, e
questo libro offre soltanto alcuni elementi in più su cui riflettere.
Se fosse musica “O Fortuna” interpretata dal grande Carl
Orff.