Ho visto questo libro su una bancarella, una di quelle che vendono libri usati a prezzi ridicoli, ed è stato come il richiamo di una sirena. Era l'unica copia, in condizioni impeccabili, di quelle che danno l'impressione che il libro si trovi lì per sbaglio; avevo già letto una pubblicazione di Blu Edizioni (Le strade dei cannoni) e il
grande valore di quella lettura è stato un invito a non lasciarmi scappare
questo libro. Ammetto, inoltre, che il titolo e la copertina fossero loro
stessi una valida motivazione per stuzzicare la mia curiosità verso un mondo
che ho sempre osservato con grande ammirazione pur non avendone fatto mai
parte.
Questo libro si presenta come un saggio sugli alpeggi
piemontesi, che approfondisce e accompagna il lettore in tutti gli aspetti che
compogono oggi questa pratica di allevamento dalle tradizioni millenarie.
Si parla di tutto, dalla transumanza alle difficoltà date
dal meteo, dalle varie tipologie di pratica alla caseificazione, dalle fiere
alle rapporto con i turisti, senza dimenticare l’aspetto più umano, fatto di
successi, sconfitte, soddisfazioni e solitudine. L’autrice offre un bellissimo
ritratto di un mondo antico, vivo e tutt’altro che rassegnato al progresso,
corredando le argomentazioni con la voce diretta dei protagonisti,
implementando il valore già alto della spiegazione con il punto di vista dei diretti
interessati, vero elemento di identità di un mestiere che ha più i connotati di
una scelta di vita fatta di tradizioni e soddisfazioni che di profitto e
successo economico.
La spiegazione è poi corredata da numerose fotografie, per
condurre anche gli occhi su particolari che le parole hanno già spiegato:
scelta, questa, che ritengo veramente straordinaria, soprattutto per la qualità
delle fotografie, con soggetti ritratti in modo volutamente semplice, dove i
sorrisi prevalgono sulle proporzioni e i contrasti tra i colori non hanno mai
il valore dell’espressività degli insiemi.
Personalmente ho trovato molto bello il senso di malinconia,
espresso con racconti rassegnati e pessimisti di chi vede la propria vita
sempre più oppressa da sempre più grandi difficoltà, contrapposto all’ottimismo
e l’entusiasmo di chi intraprende con caparbietà questa vita sicuramente non
facile. Ripropongo un passo, molto evocativo, citato nel libro:
Vedi un pastore che passa con il suo gregge e senti un desiderio di liberarti di tutto quello che di artificioso ti circonda e di partire e di andare per strade polverose con la solida e vecchia terra sotto i piedi e l’ampio e vecchio cielo sopra la testa e respirare aria che sa di aria vera, vedere nuvole e vaste distese di terra ed erbe e fiori … E’ un sogno, è un ritorno all’infanzia e ai bei sogni di allora.Per questo, quando i pastori passano, lungo le strade, la gente accorre e guarda e ha un sorriso strano stampato sulla faccia, e saluta e aspetta una risposta, qualsiasi forse… (G. Bini e G. Vicquéry, “Fame d’erba”.)
Vedi un pastore che passa con il suo gregge e senti un desiderio di liberarti di tutto quello che di artificioso ti circonda e di partire e di andare per strade polverose con la solida e vecchia terra sotto i piedi e l’ampio e vecchio cielo sopra la testa e respirare aria che sa di aria vera, vedere nuvole e vaste distese di terra ed erbe e fiori … E’ un sogno, è un ritorno all’infanzia e ai bei sogni di allora.Per questo, quando i pastori passano, lungo le strade, la gente accorre e guarda e ha un sorriso strano stampato sulla faccia, e saluta e aspetta una risposta, qualsiasi forse… (G. Bini e G. Vicquéry, “Fame d’erba”.)
Foto tratta dal libro |
Leggere questo libro diventa uno strumento efficace per osservare, e
soprattutto comprendere, un mondo lontanissimo dalla vita quotidiana delle città,
ma anche dal concetto di contatto con la natura che spesso possiede chi si reca
in montagna come escursionista.
La lettura è sempre avvincente, come molto raramente succede
con un saggio, e il lettore ha sempre l’impressione di avere di fronte i luoghi
e i protagonisti, riconoscendo nell’autrice più un accompagnatore che una
guida, rendendo la comprensione veramente facile e piacevole per tutti. Oltre a
spiegazioni, interviste e fotografie, nel libro ci sono anche un elenco di
tutti gli alpeggi e una raccolta di fiabe e leggende, che offrono nell’insieme
un’opera dal valore inestimabile.
L’autrice è bravissima, perché riesce a spiegare in modo
semplice e diretto, ma anche estremamente approfondito, un mondo poco
conosciuto, ma estremamente importante per la conservazione del nostro
patrimonio storico, economico, culturale, gastronomico, ma anche ambientale e
naturalistico. Durante la stesura di questa recensione ho anche scoperto che Marzia
Verona ha un sito internet, ma soprattutto un blog vivo e continuamente aggiornato
sul mondo della pastorizia: da una prima occhiata mi pare molto bello e
decisamente sullo stile di questa lettura.
Inutile dire che questo libro mi sia piaciuto tantissimo: ho
sempre sognato di partecipare ad una transumanza, ma la mia passione per la
campagna si ferma alla fattoria di famiglia, con bosco, mucche e pecore;
l’alpeggio è un’altra cosa e quest’opera, scritta girando i luoghi ed
incontrando i protagonisti, è assolutamente indispensabile per comprendere la
montagna con una prospettiva diversa da quella che tutti abitualmente conoscono.
Se fosse una canzone, l'indimenticabile "I'll go on loving you" di Alan Jackson.
Se fosse una canzone, l'indimenticabile "I'll go on loving you" di Alan Jackson.