Fermi tutti! Prima di dar fuoco alle polveri lasciatemi
premettere che sono assolutamente consapevole che Fabrizio Corona è
indiscutibilmente il protagonista numero uno delle discussioni da
bar/ombrellone/parrucchiera/barbiere dalle quali esce inevitabilmente
processato come supereroe, delinquente o perdonatemi il termine “coglione”. A
tale proposito voglio precisare che non è mia intenzione processare nessuno,
soltanto parlare delle impressioni nate dalla lettura di questo libro, che
ovviamente parla di lui, quello dei tatuaggi, delle mutante tirate alle fans,
ma anche dei processi e tutto il resto… Corona insomma.
La prima cosa che mi ha colpito di questo libro è stata
proprio la copertina, dove per la prima volta non c’è spazio per il fisico, i
tatuaggi, le belle auto, ma solo un primo piano intenso che evidenzia gli
occhi, lo sguardo, che appare quasi umile, unito ad un titolo così importante.
Il libro si presenta come una raccolta di lettere, scritte e
ricevute, nonché riflessioni che Corona fa intorno alla propria vita e ai fatti
che lo hanno celebrato come una star internazionale per la questione
giudiziaria che ha unito il suo nome a quello di tanti VIP … non che all’estero
sia famoso, ma durante una sua fuga era finito anche in Spagna.
La proposta non è una lettera di scuse, e forse nemmeno il
tentativo di spiegare le cose a suo figlio perché questi sia orgoglioso di suo
padre, visto che c’è poco da essere orgogliosi a fronte di tanti errori
commessi molte volte con infantile superficialità. A tratti si scorge qualche
riflesso di umiltà, ma la prevalenza assoluta è la megalomania, che durante la
propria permanenza in carcere lo fa scrivere a tutti, da Lapo a Lele Mora, da
Renzi a Robert Downey Jr (si proprio lui… Iron Man!). Ovviamente è soltanto il
suo punto di vista, ed è facile puntare il dito e giudicarlo come l’aborto di
una società troppo edonista, però è sempre una persona, che ha certamente
commesso degli errori per i quali sta ancora pagando, ma la cui paura più
grossa è certamente il timore che le luci della ribalta si spengano, che il
gossip smetta di parlare di lui, che smetta insomma di essere il VIP (Very
Important People) che non è mai stato.
L’impressione che si riceve dalla lettura di questo librò è
che Corona sia il musicista stonato di un orchestra di cui non fa parte, di un
cattivo che per quanti errori riesca a fare alla fine non riesce mai a farla
franca.
Non so per quale motivo abbia scritto questo libro, anche se
suppongo possa essere solo per trovare un’occasione in più per far parlare di
sé, ma certamente varrebbe la pena sentirlo dire proprio da lui.
Forse è proprio per questo che non riesco a disprezzarlo.
Il libro si fa leggere bene, a tratti è divertente,
certamente non annoia è può anche essere ritenuto piacevole se letto con lo
stesso spirito con il quale si sfoglia una rivista di gossip, anche se qui non
ci sono foto di tette e culi. Ideale come proposta da portare sotto
l’ombrellone, purché non sia poi la causa di furibonde litigate con il vicino
di ombrellone che lo idolatra come un semidio.
Se fosse una canzone, vedrei benissimo “Fratacchiò”
dell’irresistibile Mimmo Dany.