mercoledì 31 luglio 2013

Stagioni – Mario Rigoni Stern


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In questa raccolta di racconti il protagonista è sempre lo stesso: la natura, la vita, quella che pulsa a prescindere dall’uomo. Noi siamo solo una comparsa, e Mario Rigoni Stern ci ricorda con quest’opera di non commettere l’errore di sentirsi protagonisti del mondo, invitandoci con calma a fare gli spettatori, perché lo spettacolo non è quello che invano cerchiamo, ma quello che ci circonda e con infinita arroganza nascondiamo in giornate piene di un nulla chiamato profitto.
In questi racconti non vince nessuno, sono semplicemente una finestra aperta alla quale affacciarsi per ammirare la natura.
Non c’è sensazionalismo, non ci sono i superlativi che ormai sono diventati la regola sui mass-media, e leggendo si è sempre più consapevoli della delirante deriva della società in cui viviamo dove la Natura è solo una cornice, spesso invadente e fastidiosa, in grado di turbare il meraviglio grigio della quotidianità.
L’opera è divisa in quattro parti, una per ogni stagione, e in ognuna vengono proposti racconti che spaziano dai ricordi della guerra, a vicende personali, tradizioni e ricordi, contestualizzati comunque sulle caratteristiche della natura in quel particolare momento dell’anno.
Il ritmo è calmo e il trasporto è davvero totale: Mario Rigoni Stern ci offre il percorso di una vita osservato con lo sguardo silenzioso di un montanaro. I racconti non sono tristi, ma la consapevolezza che Mario non ci sia più, ricopre tutto di un’infinita malinconia, come se si trattasse della consapevolezza che senza di lui sia più difficile fermarsi a guardare la vita come uno spettacolo, senza la necessità di rincorrere per forza qualcosa.
Propongo alcuni passi che ho trovato particolarmente incisivi:

Ma dov’è questo freddo che i giornali e le televisioni ci vogliono far credere? Freddo polare, freddo siberiano, bufere di neve, strade ingolfate… Anche d’estate si scrive caldo africano, siccità che spacca la terra; per dire dopo qualche giorno violenti temporali e piogge insistenti, freddo autunnale. […]
Insomma, basta con queste lagne. E’ perché viviamo sempre in case surriscaldate, perché facciamo poco movimento; perché le donne vanno vestite leggere per far vedere le forme e la pelliccia la indossano in mezza stagione per farsi notare, perché i giovani vestono i jeans e non mettono le mutande di lana e bevono bevande fredde invece di tè caldo.

Sensi e fantasia ti aiutano a scoprire la primavera del bosco, che è misteriosa, segreta, viva.

A sera, ritornati alle vostre case o nella vostra città dopo aver camminato per ore lungo i sentieri o attraversato pascoli e radure, riposato all’ombra di alberi maestosi, ammirato una pianticella appena uscita dal seme, o i tanti fiori colorati e profumati, ascoltato in silenzio le voci della foresta, incontrato una mandria di vacche al pascolo, o il gregge dei pastori lassù dove il bosco finisce, allora vi sarà caro il ricordo di questa giornata e piacevole all’animo il riposo.

Così una dolce malinconia ti prende, la malinconia dell’autunno, e sotto un larice, all’asciutto, cerchi anche tu un luogo dove accucciarti per meditare sulle stagioni della tua vita e sull’esistenza che corre via con i ricordi che diventano preghiera di ringraziamento per la vita che hai avuto e per i doni che la natura ti elargisce.

Questa raccolta mi è piaciuta moltissimo, Mario Rigoni Stern è uno dei miei autori preferiti, e consiglio la lettura a tutti, magari dopo una giornata pesante, quando la stanchezza e la frenesia non lasciano nemmeno lo spazio per aspettarsi qualcosa di meglio. Basta leggere, e aprire gli occhi con lo sguardo di un montanaro di altri tempi.
Se fosse una canzone, “The sound of silence” di Simon & Garfunkel.

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