mercoledì 30 aprile 2014

Chi comanda Torino – Maurizio Pagliassotti



Il titolo di questo libro è già per conto proprio un sottile spunto di riflessione: “Chi comanda Torino” è un’affermazione che cela l’identità di qualcuno a fronte dell’evidente potere, ma può anche essere visto come una domanda con la quale evidenziare alla ragione del lettore il potere detenuto da pochi.
Non si tratta della solita pubblicazione cospirazionista, dove si parla di relazioni tra la massoneria, il Vaticano, gli alieni, la Banda della Magliana, l’FBI e le profezie dei Maya, ma di una fotografia ben circostanziata nei luoghi e nelle date degli ultimi vent’anni di vita di questa città. Nei riscontri forniti dall’autore possono trovare conferma tanti sospetti nati da troppe constatazioni di decisioni operate lontano dall’interesse popolare, che il lettore può essersi fatto nel corso degli ultimi anni.
Si parla di tutto, dalle Olimpiadi 2006, al TAV, ricordando la politica delle grandi trasformazioni urbanistiche, prima fra tutte la riconversione conseguente alla chiusura della Fiat.
Nella spiegazione si alternano nomi, luoghi e date, e quello che emerge è fin troppo chiaro: la storia continua! L’analisi offerta termina con la primavera 2012, e ad oggi i recenti episodi, che hanno contraddistinto le cronache politiche e amministrative, sono soltanto una conferma all’interpretazione offerta dall’autore.
Chi non vuole credere a qualcosa di diverso da quanto offerto dall’informazione dei quotidiani piemontesi lasci perdere questa lettura: non è questione di colore politico e pur non trattandosi dello sfogo di uno sconfitto, è un’interpretazione che comunque è soggetta al vecchio principio per cui nessuno è più sordo di chi non vuole sentire. Chi è contento di come vanno le cose non lo legga, continui a dormire sonni tranquilli: le pecore sono nell’ovile e i lupi cattivi non esistono.
Ognuno si faccia l’idea che ritiene più appropriata, e questo libro offre soltanto alcuni elementi in più su cui riflettere.
Se fosse musica “O Fortuna” interpretata dal grande Carl Orff.

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