mercoledì 8 aprile 2015

Pantani è tornato – Davide De Zan



Davide De Zan non poteva trovare un titolo migliore per proporre al pubblico questa denuncia sconvolgente, ed estremamente raccapricciante, fatta sugli episodi che toccarono uno dei più grandi eroi sportivi di tutti i tempi: la sua esclusione dal Giro d’Italia del 1999 e la sua morte il 14.02.2004.
Tutto nasce da troppe incongruenze, ombre, contraddizioni, che solo la caparbietà e l’impegno, di uno che di Pantani era davvero amico, riescono a smuovere portando alla riapertura delle indagini da parte della Procura di Rimini il due agosto 2014.
In questo libro non si parla soltanto del “dopo”, ma De Zan riesce a raccontare alcuni episodi che dipingono con immensa nostalgia i connotati di un grande sportivo, che prima delle medaglie era soprattutto un grande uomo. Marco non c’è più, ucciso due volte, prima da un’accusa infamante quando era all’apice del proprio successo, e poi da una morte disperata che tutto sembra tranne che un suicidio. O forse no, forse non è vero che non c’è più perché nessuno potrà mai cancellare dal cuore di milioni di tifosi le sue imprese memorabili, il ricordo di aver creduto in un sogno, al quale interessi, invidie e chissà cos’altro hanno bruciato le ali.
De Zan è bravissimo a riaccendere l’animo di chi non si è mai rassegnato a quella verità troppo assurda, e soprattutto straordinariamente preciso nel raccontare particolari in grado di stravolgere le certezze anche di coloro che credevano ciecamente alle apparenze che volevano Pantani dopato e suicida per ovedose di cocaina. La verità è un’altra e prima o poi emerge sempre.
Propongo alcuni passi molto toccanti:

Un attimo dopo la strada cominciò ad inclinarsi sotto le nostre ruote e la forza di gravità a farsi sentire.
Leggero come un soffio di vento, con quel suo stile unico al mondo, il Panta si alzò sui pedali. Ci salutò e volò via, scomparendo veloce davanti ai nostri occhi. Il talento puro che scorreva in lui disegnava la differenza tra il campione e i semplici mortali. Su di lui la forza di gravità non aveva effetto.

Allora ripensavo a ciò che mi avevi insegnato tu, in una sera d’estate, al chioschetto di Tonina. <<Davide>>  mi avevi detto <<la vita ti può mettere in ginocchio. Ti può spezzare le gambe come ha fatto con me. Ma se lo vuoi veramente, tu ti puoi sempre rialzare e puoi tornare a correre più forte di prima.>>
E non erano solo parole. Tu l’avevi fatto, me l’avevi dimostrato.

Tu eri Marco Pantani. Meravigliosamente unico. Le tue non erano semplici vittorie. Ogni volta era sempre un’impresa, un volo solitario, un sogno.
E i sogni, almeno quelli non li può uccidere nessuno.

Inutile dire che la lettura mi è piaciuta tantissimo, e che la raccomando a tutti coloro che hanno sempre creduto in quel supereroe con le orecchie a sventola e gli orecchini, a tutti quelli che dopo aver arrancato su una salita con una bici da corsa (ma anche una mtb va bene lo stesso) e compreso cosa sia la fatica dei pedali, hanno voglia di riconoscere la verità dei fatti ad un uomo che aveva vinto tutto.
Se fosse una canzone “E mi alzo sui pedali” degli Stadio: pezzo composto proprio in onore di Marco.
Se ci fosse ancora qualcuno che non conoscesse Marco Pantani consiglio di riguardarsi (ed emozionarsi!!) gli scatti più belli tratti dal Sfide, lo speciale dedicatogli da Rai Tre.

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