mercoledì 4 gennaio 2017

Questa è la sinistra italiana – Silvia Cirocchi, Riccardo Ghezzi, Eugenio Cipolla



Non amo proporre letture che trattano di politica esattamente come non amo molto leggerle perché ho sempre l’impressione che vogliano in qualche modo scardinare le mie convinzioni, che giuste o sbagliate che siano sono alla fine quello che voglio rimangano: le mie convinzioni appunto!
Questo saggio è diverso. L’ho letto dopo averne visto la presentazione direttamente dagli autori, e incuriosito ho approfondito con la lettura.
A differenza di tanto giornalismo schierato, la proposta si prefigge come obiettivo quello di documentare più che convincere, offrendo al lettore una serie di confronti con la storia, dalla quale emerge un ritratto ben diverso dal politicamente corretto e moralmente giusto che la sinistra è riuscita a cucirsi addosso negli anni.
Non voglio insistere oltre, ma ritengo che questo libro contenga un sacco di particolari che sia doveroso conoscere, o che quantomeno la decisione di ignorare sia fatta con la consapevolezza che la storia è diversa da quella che chi oggi controlla i media (oppure credete davvero che la stampa sia libera e imparziale??) vuole imporci.
Propongo un passo molto rappresentativo:

Se Berlinguer, fortunatamente a differenza di Togliatti, non ha tentato di portare il comunismo in Italia – e in questo i leader Pci-Pds_Pd che gli sono succeduti sono stati continui, guadagnandosi l’odio degli elettori “comunisti duri e puri” che regolarmente si turavano il naso pur di far perdere gli avversari ma ancora hanno l’effigie dell’Enrico nazionale sul comodino – non possiamo esimerci dall’attribuirgli una colpa quasi altrettanto grave: quella di aver inventato il moralismo di sinistra. La sinistra al caviale, la sinistra radical chic con la puzza sotto il naso. Quella sinistra so-tutto-io e noi siamo dalla parte giusta. La sinistra onesta che si contrappone alla destra disonesta.
E’ la questione morale, inventata di sana pianta da Enrico Berlinguer. In persona. Ciò che ha autorizzato ogni comunista italiano a sentirsi moralmente superiore, più lindo, pulito e onesto rispetto a qualsiasi elettore di un altro partito del panorama politico italiano.
Un  mito quello della questione morale, cresciuto con l’occupazione sistematica e militaresca di varie Procure d’Italia da parte di autentici uomini di partito trasformati in giudici.
Dall’onestà del Pci alle toghe rosse pronte a spianare la strada agli eredi del partito di Berlinguer il passo è stato breve. Ed è certo che quando gli avversari politici vengono indagati, processati e presi mira dai giornali, parlare di questione morale diventa più facile.

Nel saggio si parla di un po’ di tutto, da Togliatti a Berlinguer, da Pertini a De Benedetti, di Juares Cavalieri e Egidio Sighinolfi due encomiabili partigiani, e poi Prodi, toghe rosse e giustizialismo, Cie, Napolitano, Renzi, ma anche cronaca, come i fatti del Forteto. Ciliegina sulla torta, un intero capitolo dove vengono enumerate e dettagliate le dieci migliori gaffe della sinistra, che da sole sono sufficienti a mettere in contraddizione l’etica e il valore democratico di una corrente politica che ha ormai smarrito i presupposti originali.
Ho trovato questa lettura molto utile ed interessante, pertanto ne raccomando la lettura a tutte quelle persone che si sentono aperte al senso critico e al dialogo. Molto bella la prefazione di Giorgia Meloni. Ovviamente, per tutti i comunisti saranno solo inutili elucubrazioni, fatte su episodi inventati o distorti.

Se fosse una canzone l’intramontabile “La società dei magnaccioni” di Lando Fiorini..