Cuore è il capolavoro di Edmondo De Amicis, nonché l’opera con
la quale l’autore ha conquistato una fama ormai intramontabile nei secoli.
Il romanzo è stato scritto all’indomani dell’Unità d’Italia,
nel periodo dell’incoronazione di Re Umberto I, in una Torino da poco non più
capitale e animata ancora da entusiasmi rinascimentali di grande coesione
sociale.
L’autore propone sottoforma di diario i ricordi di un anno
scolastico di un bambino borghese, Enrico Bottini, con l’unico obiettivo di
esaltare situazioni, episodi, e stati d’animo, con i quali il protagonista
viene in contatto, anche se trattasi soltanto di letture proposte
dall’indimenticabile maestro Perboni. La dimensione della narrazione ha un
aspetto decisamente educativo, proponendo al lettore dei modelli di vita
quotidiana con caratteristiche quasi eroiche e il preciso obiettivo di
riconoscere nelle persone comuni i protagonisti delle vite più belle.
Il romanzo è il ritratto meraviglioso di un epoca dove la
partecipazione popolare alla vita quotidiana era lo straordinario entusiasmo di
essere protagonisti nella nascita di una nuova Nazione, qualunque sia stato il
livello sociale, ma sempre con l’umiltà e la voglia di esserci.
Le storie raccontate sono ambientate quasi un secolo e mezzo
fà e le diversità con la società odierna mettono ancora più in evidenza lo stato
di deriva sociale ed educativa attuale rispetto a quelle proposte dal romanzo.
I bambini sono i protagonisti e sono già dei piccoli adulti, attori del loro
tempo, navigatori impavidi di quell’oceano di nome “vita”, fatto di piccole
soddisfazioni, gioie, semplici giochi, amicizie, ma anche lutti, malattie,
sofferenze. La missione educativa affidata agli adulti (insegnanti e genitori)
trasmette un senso di rigore e umanità, ormai totalmente perduto nel desolante
panorama del buonismo e del politicamente corretto che con le loro assurde
contraddizioni stanno sotterrando decenni di modelli educativi esemplari. Non è
necessario leggere questo romanzo per riflettere che al giorno d’oggi se un
bambino cade dalla bicicletta si prospettano cause civili e addirittura penali
per chi ha costruito il giocattolo, chi ha asfaltato la strada, chi gli ha
insegnato ad andarci, chi bla bla bla … una bella differenza da modelli quali “Il
piccolo scrivano fiorentino” o “Il Tamburino sardo”, per citare solo due degli
indimenticabili racconti proposti nel romanzo.
Ritengo che quest’opera sia uno dei più importanti
capolavori della letteratura italiana, e soprattutto un indimenticabile ritratto
di quel modello educativo che ha permesso all’Italia di nascere e raggiungere
il nostro presente attraverso due guerre e diversi decenni di miseria, dettagli
che il nostro presente figlio del benessere e di finti miti intellettual-chic
pare rinnegare.
Lo consiglio a tutti, per ricordare quello che è stato e
riflettere sull’importanza dell’educazione quale valore fondamentale da
trasmettere alle generazioni future.
Se fosse una canzone, l’indimenticabile “Gam Gam” di Ennio
Morricone.
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