Si tratta di un saggio sulla recente storia del mondo rurale
piemontese, corredato di approfondimenti tecnici, etnografici, e anche numerose
fotografie.
L’autore offre una panoramica sulla dimensione rurale, sia
questa montana o di pianura, approfondendo tradizioni e culture locali, intorno
agli aspetti della vita quotidiana: infanzia, lavoro, fede, istruzione, ecc…
I lettore riceve una spiegazione articolata e avvincente,
che appassiona con riferimenti tutt’altro che astratti, facendo riconoscere in
moltissime occasioni luoghi noti o addirittura familiari. Forse è proprio
questa la caratteristica più bella del libro: la realtà raccontata è la
dimensione nella quale la storia del Piemonte affonda le proprie radici. In un
momento storico nel quale molte solide certezze dimostrano tutta la loro labilità è
importante riconoscere le proprie radici, fatte di fatiche e sacrifici, ma
anche di buonsenso e tantissima saggezza, quel magico connubio capace di donare qulla serenità che il nostro
presente pare aver perduto tra i profitti economici e le pagine di migliaia di
leggi.
Mi è piaciuto molto, in quanto l’autore è riuscito ad
approfondire un tema delicato e interessante senza rendere mai la lettura
noiosa. Ne consiglio la lettura a tutti, ma per chi è piemontese o ha un forte
attaccamento alla terra è assolutamente indispensabile.
Se fosse una canzone “Cavalier Faidit” di Lou Dalfin.
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