lunedì 28 luglio 2014

Il lavoro manuale come medicina dell’anima – Matthew Crawford



La copertina di questo libro e la sua presentazione possono facilmente confondere il lettore con delle aspettative che la lettura finirà per deludere. Il libro è infatti un piccolo trattato di filosofia, molto ben fatto e accurato, che purtroppo per i neofiti della materia può apparire noioso e contorto. L’autore infatti propone la propria esperienza autobiografica intorno al concetto di lavoro manuale, offrendo approfondimenti filosofici e didascalici con riscontri pratici sulla società, sia contemporanea e sia pregressa. Il ritratto che ne emerge è la consapevolezza di come le comodità siano un particolare anestetico per il cervello, che viene privato di creatività e manualità, atrofizzando l’uomo in un consumatore perpetuo del perverso meccanismo “usa e getta”. L’autore racconta della propria esperienza maturate sui motori, prima del suo glorioso Maggiolino Volskwagen e poi delle motociclette d’epoca, offrendo con consapevolezza ed entusiasmo tutta la soddisfazione di possedere una conoscenza che lo renda libero di dipendere sempre da se stesso e non da strategie di marketing.

La lettura è un po’ lenta e anche se l’argomento trattato tutto sommato è semplice, gli approfondimenti filosofici si rivelano comunque impegnativi.

In ogni caso l’ho trovato interessante, riconoscendo in questo lavoro un bello spunto di riflessione sulla capacità che ognuno di noi dovrebbe riscoprire mettendosi in discussione: “sporcandosi le mani” e ritrovando la soddisfazione di sentirsi padroni di ciò che si possiede soltanto dopo essere stati in grado di aggiustare o quantomeno provare a comprendere cosa si nasconde “sotto il cofano” di quanto ci circonda.

Non si tratta di un libro da ombrellone, pertanto ne raccomando la lettura con la necessaria tranquillità per poterne apprezzare a fondo valore e significato.

Se fosse una canzone la bellissima "Old man" di Neil Young.

Nessun commento:

Posta un commento