mercoledì 24 agosto 2016

Mea culpa. Voglio che mio figlio sia orgoglioso di me – Fabrizio Corona



Fermi tutti! Prima di dar fuoco alle polveri lasciatemi premettere che sono assolutamente consapevole che Fabrizio Corona è indiscutibilmente il protagonista numero uno delle discussioni da bar/ombrellone/parrucchiera/barbiere dalle quali esce inevitabilmente processato come supereroe, delinquente o perdonatemi il termine “coglione”. A tale proposito voglio precisare che non è mia intenzione processare nessuno, soltanto parlare delle impressioni nate dalla lettura di questo libro, che ovviamente parla di lui, quello dei tatuaggi, delle mutante tirate alle fans, ma anche dei processi e tutto il resto… Corona insomma.

La prima cosa che mi ha colpito di questo libro è stata proprio la copertina, dove per la prima volta non c’è spazio per il fisico, i tatuaggi, le belle auto, ma solo un primo piano intenso che evidenzia gli occhi, lo sguardo, che appare quasi umile, unito ad un titolo così importante.
Il libro si presenta come una raccolta di lettere, scritte e ricevute, nonché riflessioni che Corona fa intorno alla propria vita e ai fatti che lo hanno celebrato come una star internazionale per la questione giudiziaria che ha unito il suo nome a quello di tanti VIP … non che all’estero sia famoso, ma durante una sua fuga era finito anche in Spagna.
La proposta non è una lettera di scuse, e forse nemmeno il tentativo di spiegare le cose a suo figlio perché questi sia orgoglioso di suo padre, visto che c’è poco da essere orgogliosi a fronte di tanti errori commessi molte volte con infantile superficialità. A tratti si scorge qualche riflesso di umiltà, ma la prevalenza assoluta è la megalomania, che durante la propria permanenza in carcere lo fa scrivere a tutti, da Lapo a Lele Mora, da Renzi a Robert Downey Jr (si proprio lui… Iron Man!). Ovviamente è soltanto il suo punto di vista, ed è facile puntare il dito e giudicarlo come l’aborto di una società troppo edonista, però è sempre una persona, che ha certamente commesso degli errori per i quali sta ancora pagando, ma la cui paura più grossa è certamente il timore che le luci della ribalta si spengano, che il gossip smetta di parlare di lui, che smetta insomma di essere il VIP (Very Important People) che non è mai stato.
L’impressione che si riceve dalla lettura di questo librò è che Corona sia il musicista stonato di un orchestra di cui non fa parte, di un cattivo che per quanti errori riesca a fare alla fine non riesce mai a farla franca.
Non so per quale motivo abbia scritto questo libro, anche se suppongo possa essere solo per trovare un’occasione in più per far parlare di sé, ma certamente varrebbe la pena sentirlo dire proprio da lui.
Forse è proprio per questo che non riesco a disprezzarlo.
Il libro si fa leggere bene, a tratti è divertente, certamente non annoia è può anche essere ritenuto piacevole se letto con lo stesso spirito con il quale si sfoglia una rivista di gossip, anche se qui non ci sono foto di tette e culi. Ideale come proposta da portare sotto l’ombrellone, purché non sia poi la causa di furibonde litigate con il vicino di ombrellone che lo idolatra come un semidio.
Se fosse una canzone, vedrei benissimo “Fratacchiò” dell’irresistibile Mimmo Dany.

giovedì 18 agosto 2016

Firmino – San Savage



Con questa autentica rivelazione letteraria degli ultimi anni, Sam Savage offre uno splendido romanzo, un po’ romanzo di formazione, un po’ fiaba, o forse un incredibile allegoria sull’animo che accomuna gli appassionati di lettura.
E’ la storia di Firmino, un topolino nato nel magazzino di una polverosa libreria di un sobborgo della Boston degli anni ’40, che scopre i libri come risorsa di cibo e successivamente come fonte inesauribile di cultura e conoscenza. La sua sete di lettura lo porterà ad avvicinarsi sempre di più all’uomo, alle sue abitudini e alle sue contraddizioni, tingendo la storia di un inconsolabile senso di tristezza. I cattivi della storia sono infatti la solitudine, la decadenza, e la rassegnazione ad un futuro spietato ed ineludibile. Firmino rappresenta tutti noi, e per questo motivo è impossibile non divertirsi, ma anche commuoversi per quell’ineluttabile pessimismo che muove il protagonista.
La storia è semplice, ma narrata con grande maestria, tanto da coinvolgere il lettore che al termine della storia finisce per rimanere pervaso da un grande senso di nostalgia. Si legge in fretta, ha un ritmo veloce in grado da rendere la lettura avvincente per tutti e anche se dalle tinte molto grigie per il pessimismo del protagonista non annoia mai.
Ripropongo alcuni passi:

Non ho mai avuto molto coraggio, né fisico, né di qualsiasi altra natura, ed è stato duro riconoscere quanto fosse insulsa la mia esistenza, ordinaria com’era, e priva di una storia in cui incarnarsi. Così molto presto iniziai a consolarmi con l’idea assurda, ridicola, di avere davvero un Destino

Penso sempre che ogni cosa durerà in eterno, ma non è mai così. In realtà, niente esiste per più di un istante, tranne ciò che custodiamo nella memoria. Cerco sempre di conservare dentro di me ogni momento – preferirei morire piuttosto che dimenticare.

La vita di un ratto è breve e penosa, penosa ma destinata a concludersi rapidamente, e tuttavia sembra lunga mentre la si vive.

Mi è piaciuto tantissimo e ne raccomando la lettura davvero a tutti, giovani e anziani, appassionati lettori e svogliati curiosi, perché chiunque in questa piccola opera d’arte riuscirà a stupirsi ed incantarsi attraverso gli occhi del piccolo Firmino. Potrebbe anche essere un suggerimento per un regalo indimenticabile.
Se fosse una canzone, “Le vent nous portera” di Noir Désir