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In questa raccolta di racconti il protagonista è sempre lo
stesso: la natura, la vita, quella che pulsa a prescindere dall’uomo. Noi siamo
solo una comparsa, e Mario Rigoni Stern ci ricorda con quest’opera di non
commettere l’errore di sentirsi protagonisti del mondo, invitandoci con calma a
fare gli spettatori, perché lo spettacolo non è quello che invano cerchiamo, ma
quello che ci circonda e con infinita arroganza nascondiamo in giornate piene
di un nulla chiamato profitto.
In questi racconti non vince nessuno, sono semplicemente una
finestra aperta alla quale affacciarsi per ammirare la natura.
Non c’è sensazionalismo, non ci sono i superlativi che ormai
sono diventati la regola sui mass-media, e leggendo si è sempre più consapevoli
della delirante deriva della società in cui viviamo dove la Natura è solo una
cornice, spesso invadente e fastidiosa, in grado di turbare il meraviglio
grigio della quotidianità.
L’opera è divisa in quattro parti, una per ogni stagione, e
in ognuna vengono proposti racconti che spaziano dai ricordi della guerra, a
vicende personali, tradizioni e ricordi, contestualizzati comunque sulle
caratteristiche della natura in quel particolare momento dell’anno.
Il ritmo è calmo e il trasporto è davvero totale: Mario
Rigoni Stern ci offre il percorso di una vita osservato con lo sguardo
silenzioso di un montanaro. I racconti non sono tristi, ma la consapevolezza
che Mario non ci sia più, ricopre tutto di un’infinita malinconia, come se si
trattasse della consapevolezza che senza di lui sia più difficile fermarsi a
guardare la vita come uno spettacolo, senza la necessità di rincorrere per
forza qualcosa.
Propongo alcuni passi che ho trovato particolarmente
incisivi:
Ma dov’è questo freddo
che i giornali e le televisioni ci vogliono far credere? Freddo polare, freddo
siberiano, bufere di neve, strade ingolfate… Anche d’estate si scrive caldo
africano, siccità che spacca la terra; per dire dopo qualche giorno violenti
temporali e piogge insistenti, freddo autunnale. […]
Insomma, basta con
queste lagne. E’ perché viviamo sempre in case surriscaldate, perché facciamo
poco movimento; perché le donne vanno vestite leggere per far vedere le forme e
la pelliccia la indossano in mezza stagione per farsi notare, perché i giovani
vestono i jeans e non mettono le mutande di lana e bevono bevande fredde invece
di tè caldo.
Sensi e fantasia ti
aiutano a scoprire la primavera del bosco, che è misteriosa, segreta, viva.
A sera, ritornati alle
vostre case o nella vostra città dopo aver camminato per ore lungo i sentieri o
attraversato pascoli e radure, riposato all’ombra di alberi maestosi, ammirato
una pianticella appena uscita dal seme, o i tanti fiori colorati e profumati,
ascoltato in silenzio le voci della foresta, incontrato una mandria di vacche
al pascolo, o il gregge dei pastori lassù dove il bosco finisce, allora vi sarà
caro il ricordo di questa giornata e piacevole all’animo il riposo.
Così una dolce
malinconia ti prende, la malinconia dell’autunno, e sotto un larice,
all’asciutto, cerchi anche tu un luogo dove accucciarti per meditare sulle
stagioni della tua vita e sull’esistenza che corre via con i ricordi che
diventano preghiera di ringraziamento per la vita che hai avuto e per i doni
che la natura ti elargisce.
Questa raccolta mi è piaciuta moltissimo, Mario Rigoni Stern
è uno dei miei autori preferiti, e consiglio la lettura a tutti, magari dopo
una giornata pesante, quando la stanchezza e la frenesia non lasciano nemmeno
lo spazio per aspettarsi qualcosa di meglio. Basta leggere, e aprire gli occhi
con lo sguardo di un montanaro di altri tempi.
Se fosse una canzone, “The sound of silence” di Simon &
Garfunkel.
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