Questo romanzo è un classico della narrativa per
adolescenti. Rappresentando un esempio del tipico humor inglese racconta la
storia tragicomica di tre amici in gita in barca sul Tamigi.
La premessa sembra buona, purtroppo però durante la lettura
si percepisce la notevole distanza con la società inglese della seconda metà
del ‘800 (periodo sia di ambientazione della storia e sia di vita dello
scrittore): molte situazioni e dialoghi appaiono comici soltanto in quel
determinato contesto, in quanto oggi, con i cambiamenti che la società ha
subito in circa un secolo e mezzo, possono apparire patetici o quasi. La
dimensione che il romanzo assume con lo scorrere delle pagine prende connotati
grotteschi, quasi ai limiti della credibilità, pur di enfatizzare situazioni
comiche, di dubbia credibilità.
Non posso che ammettere di non averlo apprezzato. La
narrazione, se pur non lentissima, non riesce mai a diventare avvincente, forse
per le troppe digressioni sulle quali il protagonista si dilunga al fine di
spiegare episodi banali e spesso irrilevanti ai fini del racconto.
Non fa ridere, non diverte, non distrae, non trasmette quel
senso di partecipazione che dovrebbe accompagnare il lettore per tutta la
storia: che cos’altro aggiungere… se volete leggerlo leggetelo pure, ma poi non
dite che ve lo avevo consigliato io.
Se fosse una canzone, l’incompresa “La canzone del capitano”
di DJ Francesco.