mercoledì 30 luglio 2014

Tre uomini in barca – Jerome K. Jerome



Questo romanzo è un classico della narrativa per adolescenti. Rappresentando un esempio del tipico humor inglese racconta la storia tragicomica di tre amici in gita in barca sul Tamigi.
La premessa sembra buona, purtroppo però durante la lettura si percepisce la notevole distanza con la società inglese della seconda metà del ‘800 (periodo sia di ambientazione della storia e sia di vita dello scrittore): molte situazioni e dialoghi appaiono comici soltanto in quel determinato contesto, in quanto oggi, con i cambiamenti che la società ha subito in circa un secolo e mezzo, possono apparire patetici o quasi. La dimensione che il romanzo assume con lo scorrere delle pagine prende connotati grotteschi, quasi ai limiti della credibilità, pur di enfatizzare situazioni comiche, di dubbia credibilità.
Non posso che ammettere di non averlo apprezzato. La narrazione, se pur non lentissima, non riesce mai a diventare avvincente, forse per le troppe digressioni sulle quali il protagonista si dilunga al fine di spiegare episodi banali e spesso irrilevanti ai fini del racconto.
Non fa ridere, non diverte, non distrae, non trasmette quel senso di partecipazione che dovrebbe accompagnare il lettore per tutta la storia: che cos’altro aggiungere… se volete leggerlo leggetelo pure, ma poi non dite che ve lo avevo consigliato io.
Se fosse una canzone, l’incompresa “La canzone del capitano” di DJ Francesco.

lunedì 28 luglio 2014

Il lavoro manuale come medicina dell’anima – Matthew Crawford



La copertina di questo libro e la sua presentazione possono facilmente confondere il lettore con delle aspettative che la lettura finirà per deludere. Il libro è infatti un piccolo trattato di filosofia, molto ben fatto e accurato, che purtroppo per i neofiti della materia può apparire noioso e contorto. L’autore infatti propone la propria esperienza autobiografica intorno al concetto di lavoro manuale, offrendo approfondimenti filosofici e didascalici con riscontri pratici sulla società, sia contemporanea e sia pregressa. Il ritratto che ne emerge è la consapevolezza di come le comodità siano un particolare anestetico per il cervello, che viene privato di creatività e manualità, atrofizzando l’uomo in un consumatore perpetuo del perverso meccanismo “usa e getta”. L’autore racconta della propria esperienza maturate sui motori, prima del suo glorioso Maggiolino Volskwagen e poi delle motociclette d’epoca, offrendo con consapevolezza ed entusiasmo tutta la soddisfazione di possedere una conoscenza che lo renda libero di dipendere sempre da se stesso e non da strategie di marketing.

La lettura è un po’ lenta e anche se l’argomento trattato tutto sommato è semplice, gli approfondimenti filosofici si rivelano comunque impegnativi.

In ogni caso l’ho trovato interessante, riconoscendo in questo lavoro un bello spunto di riflessione sulla capacità che ognuno di noi dovrebbe riscoprire mettendosi in discussione: “sporcandosi le mani” e ritrovando la soddisfazione di sentirsi padroni di ciò che si possiede soltanto dopo essere stati in grado di aggiustare o quantomeno provare a comprendere cosa si nasconde “sotto il cofano” di quanto ci circonda.

Non si tratta di un libro da ombrellone, pertanto ne raccomando la lettura con la necessaria tranquillità per poterne apprezzare a fondo valore e significato.

Se fosse una canzone la bellissima "Old man" di Neil Young.

mercoledì 23 luglio 2014

Il fratello che non sapevo di avere – Reynhold Messner



Questo libro del grande Reynhold Messner è un tributo umano, sportivo e storico all’ancora più grande Walter Bonatti. I due “mostri sacri” dell’alpinismo, oltre a scrivere la pagine più importanti di questa meravigliosa e affascinante disciplina, nel corso delle loro vite non hanno mai avuto modo di confrontarsi direttamente, anche per via della generazione di appartenenza diversa, accontentandosi delle prospettive che la stampa offriva di loro, creando rivalità e dissapori che nella realtà non sono mai esistiti. Walter oggi non c’è più, ma la vita ha comunque offerto un’occasione ai due per chiarirsi e confrontarsi, portando luce su troppe ombre che perseguitavano Bonatti da quella terribile notte sul K2. Ok, questa  è un’altra storia, ma in questo libro è uno dei cardini fondamentali, in quanto la vita di Bonatti è stata irrimediabilmente segnata da quell’episodio.
E’ curioso veder un eroe celebrarne un altro, una dimostrazione di sportività e di rispetto di altri tempi a cui non siamo abituati, e che offre al lettore un’occasione in più per amare questi atleti che sono anche avventurieri, esplorarori, pazzi e sognatori, che con le loro imprese hanno impresso i loro nomi nella storia.
Il libro è fatto molto bene, alternando racconti storici con riflessioni attuali, e offrendo, anche al lettore che non conosce il valore sportivo di entrambi, una meravigliosa presentazione, nonché un’avvincente e appassionata storia.
Mi è piaciuto tantissimo, ma forse è un giudizio troppo di parte, visto che già prima di cominciarlo ho sempre annoverato i due alpinisti tra i miei supereroi preferiti.
Lo consiglio a tutti, anche a chi non ha mai letto nulla del genere e guarderà le montagne all’orizzonte da sotto un ombrellone in spiaggia: si parla di eroismo, amicizia, coraggio, fatica, paura e umiltà, tutti valori che purtroppo non vanno più di moda.
Se fosse una canzone, la struggente e stupenda “Hurt” di Johnny “Man in Black” Cash.