Eraldo Baldini con questo romanzo regala un altro ritratto
della società rurale emiliana, e come di consueto utilizza una storia noir che
riesce anche a mettere i brividi, pur non essendo all’altezza di altri suoi
lavori che ho letto in passato (Eraldo Baldini).
E’ la storia di Carlo Rambelli, giovane ispettore sanitario
della Roma fascista, inviato nelle campagne emiliane per approfondire la
situazione circa degli strani rapporti sanitari sulle morti infantili causate
dalla malaria. Protagonista assoluto dello scenario, nonché del romanzo è
proprio la nebbia che con le sue tinte gelide confonde gli occhi del
protagonista e trasmette al lettore un infinito senso di angoscia. A complicare ulteriormente la situazione si aggiunge una fin
troppo evidente omertà dei residenti del piccolo paese, un estremo baluardo
della civiltà verso l’ignoto: nel paese non c’è nulla e nemmeno il telefono
dell’ufficio postale funziona più. Silenzio e nebbia.
L’indagine conduce il protagonista a confrontarsi con miti e
credenze popolari, che vogliono come principale causa di tante morti, La Borda,
una creatura malvagia che si nasconde nella nebbia, pronta e affamata a
ghermire i poveri malcapitati di turno. In un crescendo di tensione, paura e
nebbia il protagonista si avvicina sempre di più alla verità, scontrandosi con
una realtà ben più spaventosa del solito mostro della palude.
Anche questa volta il romanzo è molto breve, e come sempre
estremamente veloce ed incalzante, capace di rapire letteralmente il lettore,
per calarlo nella dimensione della narrazione. In certi momenti si ha quasi la
sensazione di trovarsi in quei luoghi, respirando l’angoscia e il senso di
claustrofobia che tutta l’atmosfera della storia trasmette.
Mi è piaciuto molto, nonostante lo ritenga il meno
appassionante di tutti gli altri romanzi di Baldini che ho letto.
Se fosse
una canzone “Make it rain” di Ed Sheeran.
Nessun commento:
Posta un commento