Questo libro è una proposta per riflettere sul senso
dell’esistenza, e come tutte le opere di Steinbeck riesce a colpire in
profondità l’animo di ogni lettore.
Questo romanzo, una vera e propria fiaba, racconta la vita
di Kiko, pescatore di un piccolo paese della costa messicana, che affronta la
vita con umiltà e sacrifici, scontrandosi con i limiti di una gerarchia sociale
troppo spietata con i più poveri. La vita del povero pescatore viene sconvolta
dalla puntura di uno scorpione, che inesorabile, colpisce il figlio di pochi
anni: il piccolo Cojotito. Appare inutile affidarsi alle cure del medico del
paese, troppo attento alla parcella più che alla missione sociale del proprio
ruolo, e purtroppo la medicina popolare non è in grado di scongiurare gli
effetti fin troppo scontati della puntura.
Il destino però si affaccia alla sorte della giovane famiglia:
Kiko riesce a trovare un’ostrica con all’interno una perla enorme,
sproporzionata, bellissima e soprattutto unica. Questo evento rappresenta il
vero disequilibrio nella vita del protagonista e della propria moglie,
riconoscendo nelle prospettive di ricchezza il realizzarsi di un sogno
incredibilmente reale, ma riscontrando di fatto più una maledizione che la
tanto attesa fortuna. La voce si sparge in fretta, ma le attenzioni di curiosi,
sciacalli e ladri pronti a tutto sono molto più solerti di una cura per il
piccolo. La famiglia è presto sola, braccata e inseguita da mostri quali
avidità, invidia, cupidigia e durante la caccia nessun luogo rimane sicuro,
nascondendo ovunque predatori affamati e senza scrupoli.
Difendersi è impossibile, la vera maledizione non è sentirsi
preda in una battuta di caccia dall’esito scontato, ma l’istinto predatore
messo in moto dalla perla.
La perla non è più quindi sinonimo di ricchezza, ma solo il
miraggio di questa, costituendo di fatto una iattura che spalanca di fronte ai
protagonisti un baratro ancora più profondo e spaventoso della già grave
situazione nella quale si trova il bimbo. La pace con se stessi, quel magico
equilibrio nel quale ognuno è padrone delle proprie scelte, con la consapevolezza
dei propri limiti di fronte alle scelte del Destino, viene di colpo cancellata
lasciando davanti agli sventurati protagonisti soltanto un foglio bianco senza
nemmeno una matita per scrivere.
Non voglio anticipare la fine della storia, ma chi conosce
Steinbeck può facilmente intuire come sicuramente non finirà.
Ripropongo un passo che ho trovato particolarmente
significativo:
Poiché sta scritto che
gli uomini non sono mai sazi, che se date loro qualcosa essi vogliono di più. E
questo lo si dice per disprezzo, mentre è una delle più belle doti della
specie, quella che ha reso superiore l’uomo agli animali, che si accontentano
di quel che hanno.
Si tratta di una lettura breve, velocissima con un ritmo
incalzante e appassionato. Facile anche questa volta immedesimarsi nei
protagonisti, condividere con loro angosce e paure, e riflettere sul senso dell’esistenza
di ognuno di noi, sull’eterna lotta tra il bene e il male.
La copia che ho letto era una vecchia edizione del 1976 con
l’introduzione curata da Oreste Del Buono: molto profonda, accurata e sicuramente
consapevole del grande spessore letterario dell’autore.
Inutile dire che mi è piaciuto tantissimo, Steinbeck è il
mio scrittore preferito, e non posso che consigliarlo a tutti: una lettura
profonda, efficace, di quelle che lasciano il segno.
Se fosse una canzone, “Angel of mercy” dei Black Label
Society.
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