Ho
scoperto questo romanzo autobiografico per caso, e confesso che fin
da subito è stato in grado di rapirmi per la tematica affrontata e
per il modo estremamente coinvolgente di raccontare.
Naufrago
volontario è la condizione con la quale l’autore, giovane medico
francese, decide di affrontare la traversata dell’Oceano Atlantico
su un gommone, senza viveri né scorte di acqua, provvisto solo di
quegli elementari utensili che si potrebbe avere in caso di
naufragio. La tesi che l’autore vuole dimostrare è la
compatibilità dell’uomo con condizioni di sopravvivenza estrema
come quelle di un naufragio. Gli aspetti critici sono molteplici e
spaziano dall’idratazione alla ricerca di cibo, dalla protezione
dal sole alla necessità di fare movimento, oltre che i pericoli più
tipici della navigazione con tempeste, assenza di vento,
orientamento, ecc…
Il
racconto è davvero entusiasmante, sorprendendo il lettore con
particolari e nozioni che non annoiano mai e tengono sempre altissima
la tensione, facendo condividere attimi di autentico terrore, ma
anche incontenibile gioia. Altro protagonista indiscusso è la
solitudine, che con la propria “presenza” costante costringe il
protagonista ad una forza d’animo e ad un coraggio davvero
soprannaturali.
Mi
è piaciuto tantissimo perché si tratta dell’opera autobiografica
di un’impresa epica, scritta benissimo in modo da offrire lo stesso
coinvolgimento anche a coloro completamente digiuni di materie quali
la navigazione o la sopravvivenza in mare. Non ci si annoia mai, e si
ha sempre l’impressione di trovarsi a bordo di qual canotto
sperduto nel’Oceano.
Consiglio
la lettura a tutti per trovare una preziosa fonte di riflessioni
importanti, uno svago curioso su un tema tanto delicato quanto
importante come quello della sopravvivenza.
Se
fosse una canzone “Solitary Man” di Johnny Cash.
Nessun commento:
Posta un commento